Scec, la moneta alternativa che dà lo “sconto”. Così Settimo combatte la crisi

“Quanto pago?” – “Tre euro più uno scec”. Vi può capitare a Settimo San Pietro, nel Cagliaritano, dove il Comune ha deciso di sposare la moneta complementare Scec come ricetta anticrisi e di inserirla nelle linee programmatiche per incentivare l’economia territoriale. 1/2, 1, 2, 5, 10, 20 e 50, sono i tagli delle banconote colorate che sono circolate venerdì scorso nel corso della prima presentazione ufficiale ai residenti e non solo, organizzata dal Comune in collaborazione con l’Arcipelago Scec e con l’associazione di promozione culturale e sociale ‘Terre Colte’ che ha creduto fin da subito nella validità dell’uso dello Scec.

Qualcuno conosceva già le banconote (guarda LE FOTO) che a prima vista sembrano quelle del Monopoli, biglietti stampati, grandi e colorati, altri invece sono rimasti affascinati e incuriositi. Tutti comunque concordano sui possibili benefici economici e sociali che questo strumento monetario senza debito produce nell’economia locale trattenendo la ricchezza sul proprio territorio. Perché di fatto, che si definisca una moneta complementare o un buono sconto circolare, lo Scec cambia l’approccio all’economia che conosciamo. Si tratta di un progetto promosso dall’associazione ‘arcipelago Scec’ nel 2007 a Napoli, perfettamente legale e sempre più in espansione in tutta Italia. Rappresenta una percentuale del prezzo scelta liberamente da chi lo accetta al momento dell’iscrizione a un circuito creato appositamente ed è configurato fiscalmente come un abbuono, passivo o attivo a seconda che si riceva o si utilizzi lo Scec .

 

Il termine ‘Scec’ è un acronimo di ‘solidarietà che cammina’, infatti gli Scec sono la rappresentazione dell’atto di fiducia che gli associati si attribuiscono reciprocamente, ovviamente si usano solo insieme agli Euro. Per questo hanno un cambio di 1:1 con l’euro ( quindi uno Scec equivale ad un euro ) ma, ovviamente, non sono convertibili. Iscriversi al circuito è semplice. Basta digitare www.arcipelagoscec.net e accedere all’area dedicata. Al momento dell’iscrizione, il produttore, commerciante, artigiano o professionista indica liberamente la percentuale di accettazione dei buoni locali, valore che si aggira solitamente tra il 5 e il 30 per cento del prezzo del prodotto o del servizio e che può variare in qualsiasi momento con una semplice comunicazione. Possono associarsi al circuito tutte le imprese commerciali artigiane e industriali, i privati che hanno compiuto 18 anni, mentre è vietato l’ingresso nel circuito alle multinazionali e franchising e alle attività contrarie al senso di comunità come fabbriche di armi, società di scommesse e giochi d’azzardo.

Ogni associato, che sia un privato, quindi fruitore, o accettatore, riceve al momento dell’iscrizione cento Scec. Si può decidere di tenere i soldi nel proprio conto online, oppure di prelevarli attraverso un bancomat “vivente”. Infatti a Settimo, per esempio, ci si può rivolgere a Sandro Aresu, referente Scec Sardegna. “Trasferisco in cartaceo lo Scec virtuale – ha spiegato il portavoce sardo della moneta complementare – oppure si possono trasformare da cartaceo a virtuale per porter spendere i propri Scec online o con trasferimento Paypal attraverso il conto corrente Scec”. Certificato dall’Agenzia delle entrate, è spendibile in tutta Italia e online si può consultare l’elenco degli accettatori attraverso una ricerca per regione, città, nome, categoria commerciale o per prodotto. Senza alcun lavoro di divulgazione dello strumento, lo ‘Scec’ è già utilizzabile a Settimo in un esercizio commerciale di litoserigrafia o per pagare i lavori di un elettricista.

In Sardegna per ora si contano 68 persone che hanno aderito: 40 nella provincia di Cagliari, 3 a Nuoro, uno a Oristano e 24 nella provincia di Sassari. “Stiamo cercando di capire come far circolare lo scec all’interno dell’amministrazione comunale – ha spiegato il sindaco di Settimo, Gigi Puddu – in modo da ricevere pagamenti in scec e pagare i nostri fornitori con la moneta complementare. L’obiettivo finale è quello di rendere questa distribuzione periodica fino a divenire mensile. Ciò avverrà nel momento in cui il circuito locale sarà in grado di garantire e permettere una circolazione dei buoni locali costante e continuativa, l’aumento dovrebbe essere del 10 per cento del Pil, più gira la moneta e più il prodotto può aumentare”.

Monica Magro

 

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