Ritorno di fiamma sul Galsi. Il ministro Gentiloni: “L’Italia è ancora interessata”

“Siamo ancora interessati al progetto Galsi”. A rivelare il ritorno di fiamma di Roma per il metanodotto che dovrebbe collegare le coste nordafricane a Piombino, non prima di aver attraversato in diagonale la Sardegna, è il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in occasione della sua recente visita in Algeria. Ripreso dalla locale agenzia di stampa Aps, l’intervento del ministro arriva a due mesi esatti di distanza dalle dichiarazioni del premier Matteo Renzi, che proprio ad Algeri aveva rilanciato il progetto Galsi. È, invece, di pochi giorni fa l’annuncio di un nuovo rinvio del progetto da parte dell’algerina Sonatrach, l’azienda statale degli idrocarburi che detiene la maggioranza della società Galsi Spa di cui fanno parte anche Edison con il 20,8 %, Enel (15,6%), Hera (11,6%). Dalla società è invece uscita lo scorso maggio la Regione Sardegna, proprietaria tramite la finanziaria Sfirs del 10,4%.

La questione Galsi ha anche un aspetto giudiziario. Del 15 gennaio scorso, la notizia relativa alla chiusura delle indagini condotte dalla procura milanese sulle tangenti che Saipem (gruppo Eni) avrebbe versato all’allora ministro dell’energia dell’Algeria Chekib Khelil e al suo entourage. In tutto, poco meno di 200 milioni di euro per ottenere diversi grandi appalti e contratti, almeno due dei quali legati al gasdotto Galsi. Sotto la lente della procura meneghina è infatti finito il contratto relativo al gasdotto GK3, che avrebbe dovuto alimentare lo stesso Galsi, progetto di cui la società Eni si è aggiudicata alcuni lavori con una commessa da centinaia di milioni di euro. L’altro è il contratto Galsi/Saipem/Techip (francese): 10 milioni di euro destinati alla progettazione della sezione a terra in Sardegna e Toscana del metanodotto.

L’accusa contestata dai pm milanesi all’ex Ad del ‘cane a sei zampe’ Paolo Scaroni e ad altri cinque ex alti dirigenti di Eni e Saipem – il braccio operativo che si occupa di perforazioni – è di concorso in corruzione internazionale. La medesima accusa contestata anche all’intermediario che intrattaneva i rapporti tra Eni e governo algerino. Inoltre, a Scaroni, Pietro Varone (Saipem) e Alessandro Bertini (Eni) viene contestato anche il reato di dichiarazione fraudolenta dei redditi mediante altri artifizi.

Piero Loi

 

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