Prezzo latte, pastori decidono la tregua. “Ma sotto 80 centesimi non scendiamo”

Le proteste dei pastori si fermano. Ma è solo una tregua. Una scelta pensata per facilitare la trattativa nei tavoli istituzionali. Questo in attesa di capire, proprio dal confronto con Governo, Regione e industriali, le reali intenzioni che sul prezzo del latte hanno i produttori di formaggi. Si è chiusa così, a Tramatza, l’assemblea convocata per decidere la nuova strategia, dopo la bocciatura della controproposta fatta dai pastori il 20 febbraio scorso, nella stessa sala conferenze dell’Oristanese.

Dieci giorni fa, la riunione doveva essere preparatoria al vertice del giorno dopo, convocato al ministero delle Politiche agricole. Gli allevatori dell’Isola arrivarono con una bozza di accordo: prezzo minimo a 80 centesimi, per poi salire a un euro ancorando il prezzo al latte alle quotazioni del pecorino romano. I pastori avevamo messo nero su bianco anche una tabella degli aumenti. Ma nella Capitale gli industriali non si erano presentati, disconoscendo la “retribuzione minima” a 80 centesimi e chiudendo ogni possibilità di ritoccare il prezzo oltre i 72.

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L’assemblea di oggi è stata coordinata dai tre delegati, Gianuario FalchiNenneddu Sanna e Alessandro Mulas. Il primo ha detto a Sardinia Post: “Noi restiamo in trincea. Sospendere le proteste non significa abbassare la guardia”. Falchi ha poi denunciato il fatto che “passate le elezioni, i politici non ci stanno più rispondendo al telefono”.

Sanna ha spiegato (sotto il video): “Il nostro obiettivo è trovare un punto di incontro che da settimane non arriva. Purtroppo siamo ancora lontani da quel famoso costo di produzione pari a un euro per ogni litro di latte. Noi stiamo considerando tutto: l’importante è che pure loro  (gli industriali) si assumano come noi il rischio d’impresa. Chiedere come acconto 80 o 85 centesimi è una scelta giusta”.

Sulla riunione odierna Murtas ha spiegato: “Noi contiamo di chiudere la trattativa nel tavolo del 7 marzo. Ma oltre al percorso sul prezzo del latte, vanno anche ristrutturati i Consorzi (quelli del pecorino). La tregua non significa che siamo soddisfatti. Anzi: finora non si è raggiunto alcun accordo”.

Mar. Pi.

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