Latte, gli industriali disertano il tavolo: “No a 80 centesimi”. È guerra ai pastori

Gli industriali sardi scelgono la linea del boicottaggio e al tavolo di Roma, convocato al ministero delle Politiche agricole, non si presentano. È questa la prima novità che arriva dalla Capitale, dove era atteso il confronto tra i due principali contendenti della partita sul prezzo del latte. Invece, a sorpresa, gli imprenditori hanno deciso di disertare l’appuntamento.

La riunione si è aperta con quasi un’ora di ritardo, rispetto all’orario inizialmente fissato, alle 12. Con i giornalisti fuori dalla porta, ha parlato il direttore generale di Assolatte, Massimo Forino. A nome degli industriali, il numero uno dell’Associazione nazionale lattiero-casearia ha detto: “Sono qui solo per rispetto istituzionale. Per noi la trattativa è già finita, con un incontro durissimo che si è svolto nei giorni scorsi a Cagliari”.

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Le parole di Fiorino valgono di fatto una dichiarazione di guerra ai pastori. I caseifici non sono disposti ad andare oltre i 72 centesimi che erano stati concordati nel tavolo di Cagliari, sabato scorso. Un prezzo che agli industriali lasciava le mani libere sulla possibilità di non concedere ulteriori aumenti di prezzo, anche a fronte dei 50 milioni di euro che riceverebbero per smaltire le eccedenze di pecorino romano. Ovvero il formaggio invenduto che ha fatto crollare il prezzo del latte ovino.

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Solo che la strategia degli industriali è stata subito chiara ai pastori. I quali martedì si sono dati appuntamento a Tramatza per scrivere tutti insieme la loro controproposta. Infatti nero su bianco hanno messo non solo la “retribuzione minima a 80 centesimi“, ma anche gli scaglioni degli aumenti, in modo da arrivare a un euro. Per gli allevatori, come risulta dal documento siglato a Tramatza, il prezzo del latte non può continuare a essere una decisione arbitraria degli industriali, ma va ancorato a un criterio fisso. Cioè le quotazioni del ‘romano’. Solo così “possiamo avere la certezza di arrivare a un euro”.

Forino, dal canto suo, ha difeso la categoria. “A Cagliari gli industriali, con un grande senso di responsabilità, hanno fatto un ulteriore sforzo e hanno proposto un acconto che è del 20 per cento superiore alla proposta iniziale”. I 72 centesimi, appunto. Questo per noi significa un maggiore costo di 25 milioni, senza alcuna garanzia di ritorno a fronte dell’investimento. Ciononostante lo abbiamo fatto nella consapevolezza che il mercato non si governa con le certezze”.

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Il Dg di Assolatte ha poi contestato la ripresa della mobilitazione, quell’onda bianca fatta anche di blocchi stradali, ricominciati ieri, ma legittimamente, perché erano scaduti i tre giorni di tregua concordati a Cagliari. “Oggi siamo venuti qui per parlare di interventi strutturali e di tempi e misure che in futuro potranno limitare le oscillazioni sul mercato”, ha concluso Forino.

Il vertice di Roma è un incontro di filiera. Così hanno voluto il ministro per le Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, e il premier Giuseppe Conte. Per questo sono seduti al tavolo anche i rappresentanti della grande distruzione, i più convinti sostenitori dei pastori. Da Conad a Crai passando per Nonna Isa, tutti si sono schierati al fianco degli allevatori sardi. La Coop, attraverso il manager Domenico Brisigotti, ha anche spiegato a Sardinia Post come la catena ‘rossa’ dei supermercati intende garantire ai pastori il pagamento di un euro al litro. Ciò avverrebbe imponendo il prezzo nei contratti coi caseifici.

Al. Car.
(@alessaacart on Twitter)

[Foto da FaroDiRoma]

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