Un anno di cassa integrazione per 50 lavoratori. E’ l’annuncio dato, attraverso un comunicato affisso nelle bacheche dei reparti, dalla direzione aziendale della Portovesme Srl, azienda metallurgica del Sulcis Iglesiente nel settore del piombo e zinco, di proprietà della multinazionale svizzera Glencore. L’unica azienda del polo industriale di Portovesme a essere ancora in attività.
Eppure circa sette mesi, era esattamente il 15 dicembre dello scorso anno, nello stabilimento fu inaugurato un impianto di nuovissima concezione tecnologica in una sontuosa cerimonia alla quale presenziarono il segretario di Stato del Vaticano Tarcisio Bertone, il presidente della Regione Ugo Cappellacci, il presidente della Glencore Aristotelis Mistakilis, il presidente della Provincia Tore Cherchi e il vescovo di Iglesias Giovanni Paolo Zedda. Poco dopo, l’azienda assunse un centinaio di giovani, quasi tutti con un titolo di studio medio-alto.
Ma, ai primi di giugno, ecco l’inchiesta su un’evasione fiscale da circa 120 milioni di euro (questa la stima fatta dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma). In sostanza, secondo gli inquirenti, la Portovesme Srl acquistava materie prime dalla società-madre svizzera a un prezzo fittiziamente gonfiato. Questo per evitare di far risultare risultati economici positivi e pagare proporzionalmente le tasse. Una procedura, pare, ampiamente diffusa tra le grandi aziende italiane.
Carlo Martinelli