Sei zone franche nei porti sardi strategici per la grande nautica e nuove modalità di accoglienza per i maxi-yacht. Sono alcune delle indicazioni più importanti scaturite dai lavori del primo “Forum sul lusso possibile/la sindrome di Robin Hood” svoltosi a Porto Cervo presso il centro congressi del Hotel Cervo del gruppo Starwood e organizzato da Federagenti. Fra le altre quella illustrata dal presidente della Cagliari Free Zone, Piergiorgio Massidda, di realizzare nei sei principali porti sardi zone franche doganali già autorizzate dall’Unione europea, all’interno delle quali radicare attività di refitting e di manutenzione degli yacht in regime di esenzione Iva.
In un mondo in cui la fascia dei miliardari tende a crescere (sono 1.800 gli under 50 in aumento in particolare in Asia), la grande nautica – come emerso sia dalla ricerca prodotto da Deloitte financial advisory, sia in particolare da Federagenti – uno yacht dai 30 ai 60 metri di lunghezza dà lavoro a 15 uomini di equipaggio, ma mantiene anche una media di 75 famiglie di lavoratori della manutenzione, elettricisti, tecnici, fornitori di bordo e negozi. Uno yacht fra i 60 e gli 80 metri, oltre a una media di 25 uomini di equipaggio, dà lavoro a circa 140 persone. Mentre i mega yacht da oltre 80 metri, oltre a garantire occupazione permanente a circa 50 componenti dell’equipaggio anche a rotazione, fornisce lavoro e reddito a oltre 250 famiglie.
Le tre fasce di categoria dei grandi yacht attivano mediamente una spesa annua che sale dai 2,35 milioni di euro per un’imbarcazione della fascia fra i 30 e 60 metri per raggiungere 6,7 milioni per un natante nella fascia dei grandi yacht. In Italia il mercato dei grandi yacht si traduce in un fatturato di 2,5 miliardi e 13.000 addetti. A livello mondiale il “fatturato” dei mega yacht sfiora i 25 miliardi. Seimila sono le aziende coinvolte e quasi 500.000 i posti di lavoro generati a bordo e a terra, senza contare le ricadute sull’economia turistica di aree strategiche per la grande nautica da diporto.