Pecorino, pastori e Consorzio in guerra: nel mirino regole su quote e sforamenti

È ormai esplosa la guerra tra i pastori, in particolare quelli del movimento spontaneo nato con le proteste di febbraio, e il Consorzio di tutela del Pecorino romano Dop. Ad accendere la miccia è la bozza di Piano di regolazione dell’offerta del formaggio in discussione nell’assemblea del Consorzio e secondo i pastori non condivisa. Sulla bozza di Piano si era già espressa anche la Regione, bocciando di fatto con le parole dell’assessora dell’Agricoltura, Gabriella Murgia, le proposte di modifica.

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Ieri dopo l‘appello dei pastori indirizzato direttamente al ministro dell’Agricoltura, Gian Marco Centinaio, perché blocchi l’approvazione del documento, non si è fatta attendere la replica del Consorzio. “Rendano pubbliche le loro proposte, così come sono pubbliche le nostre, e le mettano in discussione con gli allevatori. Non ci risulta che si sia organizzata nessuna assemblea dove si siano discusse queste tematiche”, scrive Salvatore Palitta, rispondendo agli allevatori Gianuario Falchi e Nenneddu Sanna.

“Il Consorzio ha organizzato nelle scorse settimane due assemblee ai fini di un’analisi preliminare della bozza del Piano di regolazione dell’offerta, aprendo la partecipazione ai componenti il tavolo in Prefettura, ivi compresi i due allevatori – continua Palitta -. Le assemblee sono state l’occasione per discutere in maniera costruttiva sui principi regolatori del Piano e tutti gli attori hanno avuto modo di dare il proprio contributo; gli unici assenti sono stati proprio Falchi e Sanna”.

Secondo il numero uno del Consorzio “se mai ci fossero norme che consentissero l’applicazione delle proposte di Sanna e Falchi si avrebbe come diretta conseguenza: il mancato ritiro di una parte del latte, il declassamento del prezzo di una parte del latte e la produzione di un Romano similare – dice – questo rappresenterebbe un autentico disastro per l’intera filiera. È fattuale la vocazione autolesionista dei proponenti – conclude Palitta – d’altra parte sono le stesse persone che hanno sottoscritto l’accordo sul prezzo del latte”.

Non tarda ad arrivare la replica dei due portavoce del movimento chiamati in causa. “La scomposta e irritata risposta del presidente del Consorzio alla nostra richiesta al ministro ci conferma che abbiamo colto nel segno”. I pastori ribadiscono che esiste un verbale scaturito dai tavoli ministeriali “nel quale le parti si accordano sul fatto che il nuovo Piano di regolazione doveva essere discusso prima nel tavolo alla presenza di rappresentanti del ministro, tecnici del ministero e le componenti degli allevatori. Questo accordo è stato completamente disatteso e il Consorzio è andato per conto suo”.

“Aspettiamo il tavolo ministeriale per chiarire meglio le nostre proposte. Certo che sentirsi accusare di voler portare il comparto al disastro da chi è corresponsabile da anni della vergogna dell’anno scorso con il latte pagato a 60 centesimi farebbe ridere, se non facesse piangere intere famiglie messe sul lastrico dalle loro scelte – scrivono Nenneddu Sanna e Gianuario Falchi -. Ribadiamo solo che il nuovo piano deve partire dal latte. Le quote devono essere assegnate sulla base del latte ‘atto a divenire’ facendo in modo che gli allevatori si portino appresso la loro quota di Pecorino romano quando si spostano da un caseficio a un altro. È poi giunto poi il momento di affidare la gestione del Consorzio a un manager esterno e competente e non a chi evidentemente rappresenta gli interessi di pochi arroganti e prepotenti”. (mar.pi.)

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