Oniferi abbina il canto a tenore alle Cortes apertas: pienone in paese, esperimento riuscito

Onifestival è stato per due giorni la giusta colonna sonora di un paese che lavora e investe sul turismo culturale, un segmento dell’industria vacanziera a cui sta puntando anche Oniferi. In altre zone dell’intero mettere insieme eventi ed economia locale ha già rappresentato un fattore di riscatto capace di intaccare fenomeni come lo spopolamento.

In questo fine settimana a Oniferi ha fatto anche tappa il circuito di Cortes apertas: il mix tra tradizioni e musica ha fatto il pienone in piazza Sant’anna e nelle tante viuzze che da qui si dipanano verso le atmosfere del passato e in quei tratti distintivi di una economia agricola e pastorale ancora resistente.

Le associazioni del paese, con la Proloco in prima fila, si sono impegnate a raccontare saperi e angoli di Oniferi. Uno di questi spazi che conserva ancora suggestioni e richiami ad una vita comunitaria e ai suoi riti: è Su cantaru, il grande lavatoio con l’acqua sorgiva che scorre e dove un tempo le donne del paese si ritrovavano per lavare i panni, abbeverare gli animali e rifornirsi d’acqua per la quotidianità. Ieri e oggi delle esaustive note informative spiegavano le varie tappe di questo percorso e di quanto fosse preziosa questa risorsa per la comunità e la socialità tra gli abitanti.

A Oniferi sono poche le attività commerciali e artigianali che resistono ai venti della crisi. Ma sono luci radiose che fanno sperare. Tra queste la pasticceria Brau che sforna dolci tipici. Impossibile non citare Su pistiddu, prodotto tradizionale che si presenta con una pasta “violada” con al suo interno la ricchezza dorata di un ripieno morbido fatto di miele, semola, zucchero, buccia d’arancia e zafferano. Il Pistiddu, secondo la tradizione di Oniferi, veniva realizzato esclusivamente per celebrare la festa di Sant’Antonio e per quella di Sant’Anna. Oggi, grazie al suo gusto al tempo stesso deciso e delicato, viene consumato tutto l’anno. È Tania Pinna, giovane erede di una tradizione familiare, a illustrare con pazienza tecniche di lavorazione di un dolce che unisce fragranza e senso estetico.

Poco distante in un forno viene mostrato come si scandiscono le fasi di lavorazione del Pane carasau, davanti a occhi curiosi di conoscere.

Paola Moro, insegnante di Lettere da qualche anno in pensione, non ha perso la passione e la competenza per raccontare gli aspetti identitari e distintivi della sua comunità. Dopo tanti anni, la volontaria è ancora un riferimento importante e autorevole e anche in questo fine settimana vederla raggiungere i diversi siti e prodigarsi nelle spiegazioni, testimoniava molto bene il suo impegno.

Nel nuovo caseggiato che ospita il Comune proprio davanti ad un altro gioiello architettonico del paese, la chiesa di San Gavino, ieri alla presenza di docenti universitari e amministratori si discuteva dell’importanza di alcuni siti archeologici, la cui corretta valorizzazione e fruizione potrebbe rappresentare un nuovo volano di crescita del paese.

Il sindaco Davide Muledda

“È innegabile che occorra guardare in questa direzione – ha detto il sindaco Davide Muledda -. Abbiamo la fortuna di avere nel nostro territorio degli autentici tesori, come la necropoli pre nuragica di Sas concas con le bellissime domus de Janas, ma anche il Nurache Ola, le domus de janas di Brodu. Una necropoli ipogeica scavata sul versante collinare costituita da quattro domus, la più rinomata, nello sportello d’ingresso riporta uno splendido motivo a bassorilievo che racchiude quattro corna taurine stilizzate e sovrapposte. Un sito sull’arte della sepoltura che ha attraversato i millenni e di di recente è divenuto, insieme ad una trentina di altri siti caratterizzati dalla presenza di domus de Janas di pregio, oggetto di un tentativo di inserimento in una lista di beni da tutelare sotto l’egida dell’Unesco”, ha proseguito il primo cittadino. Muledda proprio sulle domus de janas di Brodu e sulla loro importanza ha discusso con la professoressa Giuseppa Tanda dell’Università di Cagliari e altri accademici.

 In serata la protagonista è tornata nuovamente la musica con il secondo step di Onifestival. In scena la rassegna di canti Logudoresi a chitarra con i cantautori Pino Masala, Franco Figos, Marco Manca accompagnati alla chitarra da Bruno Maludrottu. In chiusura il gruppo di musica etnica composto da Federico Di Chiara (voce), Paride Peddio (organetto) e Fabio Calzia (chitarra).

Onifestival riprende il 17 dicembre, alle 18 e 30, con l’esibizione nella chiesa di San Gavino del gruppo siciliano degli Unavantaluna.

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