Natale, Confartigianato: “Consumate prodotti nostrani, attenti ai ‘finto sardi'”

“Sono 3.623 i laboratori e le botteghe artigiane sarde dell’agroalimentare che nelle prossime festività, con acquisti diretti e online, proporranno pane, pasta, dolci, vini, birre, carni, formaggi, pesce e conserve a circa 140mila famiglie per soddisfare ogni tipo di richiesta e palato, garantendo qualità, gusto, tradizione e genuinità”. Questi i numeri forniti da Confartigianato imprese Sardegna in vista del Natale 2017. Segue l’appello del segretario Stefano Mameli: “Fate attenzione al fatto che i prodotti siano realmente realizzati nella nostra terra, con ingredienti semplici e naturali”.

“In un periodo come il Natale, anche se in un momento economicamente difficile – sottolinea Mameli -, è importante affidarsi alla tradizione e alla qualità che possono garantire i nostri straordinari artigiani dell’alimentazione e della ristorazione. Anche un solo acquisto di questo genere è un ‘piccolo valore’ che può contribuire a dare ulteriore forza a un comparto che è tra i pochi a resistere alla crisi garantendo occupazione e lavoro a decine di migliaia di lavoratori sardi”.

Dall’associazione degli artigiani fanno sapere ancora: “Non è una novità che sul mercato vengano immessi in maniera sempre più preoccupante i cosiddetti ‘cibi-fotocopia’, ma i consumatori, in questi ultimi anni, sono sicuramente più attenti nello scegliere gli alimenti tradizionali sardi quali formaggi, salumi, pane, pasta, i dolci, vini e liquori, anche se nei negozi cresce il panorama dei prodotti ‘simil-Sardegna'”.

Secondo una recente indagine dell’Ufficio Studi di Confartigianato, le 140mila famiglie che vanno a costituire il blocco dei potenziali acquirenti, “hanno intenzione di consumare prodotti tradizionali e staranno ben alla larga dall’ampio elenco di prodotti ‘sardinian fake food‘, veri e propri inganni culinari, in cui prodotti di evidente importazione vengono spacciati come ‘originali sardi’ i malloreddus multinazionali, i maialetti olandesi, l’olio ottenuto da olive greche e tunisine, le salsicce confezionate in altre regioni d’Italia, le sebadas slovacche o il liquore di mirto ottenuto da bacche proveniente sempre dalla Slovenia”.

Mameli dice: “Siamo certi che le panadas di Oschiri, il formaggio Greviera di Ozieri, l’aranzada di Nuoro, i culurgionis ogliastrini, la birra di Tertenia, il vino di Sorso, le tiliccas della Gallura, i mostaccioli di Oristano, il torrone di Tonara o l’olio di Gonnosfanadiga non temano confronti dal punto di vista qualitativo perché crediamo che il loro sapore, profumo e gusto non siano riproducibili artificiosamente”.

Delle oltre 3.600 imprese attive nell’artigianato alimentare, secondo i dati dell’Osservatorio di Confartigianato Sardegna contenuti nel dossier “Food economy e l’artigianato alimentare nell’Isola”, 1.427 sono pasticcerie, panifici e gelaterie, 1.648 risultano attive nei servizi da asporto, 224 sono pastifici, 51 operano nella lavorazione e trasformazione della carne, 51 nel lattiero caseario, 43 nell’ambito delle spezie e condimenti, 41 nella produzione di oli e grassi vegetali e animali, 26 nella lavorazione e conservazione di frutta, ortaggi e pesce, 37 nell’ambito dei vinibirre e distillati vari, 33 nella lavorazione delle granaglie e altre 42 in altre produzioni. Si tratta di attività che nel primo semestre 2017 hanno fatto esportazioni per un valore di 86 milioni, di cui 73 per i prodotti alimentari e 12 di bevande. A livello provinciale, a Cagliari ci sono 1.508 imprese, a Sassari-Gallura 1.107, a Nuoro 721 e a Oristano 287″.

Infine “è doveroso ricordare – concludono da Confartigianato – i 193 prodotti agroalimentari tradizionali che la Sardegna annovera insieme alle centinaia di imprese artigiane sarde che si dedicano alle produzioni a marchio garantito Dop, Igp e Stg. Sono numeri che dimostrano quanto sia forte il collegamento della popolazione sarda con le sue tradizioni più profonde. Legame che si deve sempre più tradurre in un sistema integrato e sinergico tra prodotti di qualità, territorio e percorsi turistici enogastronomici”.

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