Meridiana, lo strappo: l’azienda non anticiperà più la cassa integrazione

Niente anticipazione della cassa integrazione. Dopo penultimatum, trattative semifinali, rinvii e vecchi scenari, spunta un nuovo fronte nella trattativa tra Meridiana, Governo e sindacati per salvare i 1800 dipendenti della compagnia aerea con sede a Olbia. L’azienda, nel caso venisse siglato l’accordo per la proroga di un anno della cassa, non intende più anticipare un soldo perché il Governo è inadempiente sulla restituzione delle cifre finora sborsate. Si parla di una somma tra i 10 e i 12 milioni di euro, ma sulle cifre non c’è certezza assoluta. Ora Meridiana dovrà tornare dal suo azionista, il Principe Aga Khan, per tirare le fila dell’accordo quadro che dovrebbe portare alla chiusura di un piano industriale e a un altro anno di cassa integrazione. Ieri notte durante l’incontro a Roma con azienda, sindacati e Governo è emerso dunque questo altro aspetto che rende la trattativa tesissima: Meridiana ha negato al Governo la disponibilità ad anticipare la cassa integrazione ai suoi dipendenti. Una doccia gelata per i sindacati, che grazie a quel meccanismo ottengono condizioni per i lavoratori della compagnia migliori agli altri sottoposti ad ammortizzatori sociali: la cassa integrazione arriva puntuale ogni mese (come fosse uno stipendio), mentre la regola è riceverla ormai con vari mesi di ritardo, a singhiozzo, causa difficoltà contabili nell’erogazione e una situazione economica generale drammatica che costringe il Governo a rifinanziare le risorse.

Lista unica di gruppo e nuova partnership

Davanti alle scadenze della cassa integrazione (il 30 aprile per i lavoratori del settore Maintenence e il 26 giugno per Meridiana fly) il tempo stringe: ma i sindacati, in primis Usb, con posizioni più defilate per Cgil e Uil, chiedono con forza la conferma della lista unica del gruppo, con l’applicazione dell’accordo anche alla controllata Air Italy. La compagnia aerea dell’Aga Khan attraverso il suo amministratore delegato, Richard Creagh, ha più volte ribadito al Governo come la soluzione non venga considerata prioritaria. Continua dunque la corsa contro il tempo per salvare 1800 dipendenti (il 60% dei quali in Sardegna). Di contro Meridiana continua a spingere per un contratto unico che allinei le retribuzioni e le condizioni di lavoro di Meridiana fly a quelle di Air Italy, con una riduzione delle retribuzioni che potrebbe oscillare tra il 15 e il 20%. La firma di un accordo per un anno, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe anche servire per trovare un partner industriale forte che affianchi la compagnia nella difficile strada del rilancio. Ipotesi che allo stato delle cose appare complicata. Finora si sono affacciate varie ipotesi, tra cui quelle di grandi players come Qatar Airways e Emirates, ma anche una low cost di alto budget. La verità è che con la struttura dei costi di Meridiana allo stato attuale appare difficile trovare partner industriali pronti a entrare nella compagine azionaria o addirittura disposti a una acquisizione.

Per l’estate si volerà a pieno regime

Nel corso della riunione romana convocata ieri pomeriggio alle 15 nell’Hotel Holiday Inn Parco de’ Medici a Roma e durata fino a tarda notte, l’azienda, rappresentata da Simone Staffa Guidi, ha assicurato che durante l’estate gli aerei voleranno a pieno regime, anche se non si conoscono i dettagli del piano industriale. Il piccolo piano volo per l’estate prevede l’operatività di tutti gli 8 aerei Md 80 presenti nella flotta di Meridiana, più gli 11 Boeing di Air Italy. Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno puntato, per dare il via libera all’intesa, sullo stop a qualsiasi esternalizzazione di attività, per garantire il massimo impiego dei lavoratori dipendenti. Su questo punto resta però l’incognità Air Italy e l’assoluta contrarietà dell’azienda a fare una lista unica di gruppo, ricomprendendo anche i lavoratori Air Italy nell’accordo quadro per la cassa integrazione.
L’incognita del Fondo speciale per il trasporto aereo

A rendere più incandescente la questione economica per il personale Meridiana, insieme alle trattative per la proroga di un anno della cassa integrazione e la mancata anticipazione da parte dell’azienda, c’è la situazione del Fondo speciale per il trasporto aereo. Ufficialmente rifinanziato fino al 2016, le risorse sarebbero insufficienti per garantire i lavoratori della compagnia aerea sarda. Di certo l’operazione trasparenza inaugurata dal nuovo presidente dell’Inps, Tito Boeri, non gioca a favore delle prospettive di lavoratori e sindacati. Dai mesi scorsi sul sito dell’Inps è disponibile un’analisi sul Fondo speciale per il trasporto aereo (Fsta), che mette a nudo le condizioni di cui godono i 150 mila dipendenti del settore aereo (piloti , assistenti di volo e personale di terra) quando finiscono in cassa integrazione. Condizioni che Boeri, in diverse dichiarazioni, ha definito “privilegi”, incompatibili con lo stato delle finanze pubbliche statali, di cui l’Inps è parte importante. Il dato che più colpisce è quello relativo ai piloti, che grazie a questo Fondo speciale godono di una cassa integrazione che può arrivare a superare anche i 10 mila euro al mese per alcuni lavoratori Alitalia. Questo Fondo è alimentato da anni da tutti i passeggeri in partenza dagli aeroporti italiani che pagano un contributo (salito negli anni da 1 euro a 3 euro per ogni passeggero). Grazie al contributo di tre euro per passeggero, il Fondo raccoglie 217 milioni l’anno, pari al 98% della sua dotazione; i restanti 5,4 milioni provengono dai contributi pagati dalle compagnie aeree e dai loro dipendenti, con un prelievo sulle buste paga (lo 0,37% per le aziende e lo 0,12% per i lavoratori). In totale, fanno 222,4 milioni l’anno, “somma – come sottolineava la nota Inps – superiore al finanziamento annuo per la lotta alla povertà attraverso il Sostegno di inclusione attiva”.

Giandomenico Mele

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