Il virus contagia il mondo del lavoro: meno 300mila occupati da marzo 2020

Sono sempre preoccupanti i dati che arrivano dall’analisi del mondo del lavoro. Secondo il report del Centro studi ‘Bruno Buozzi’ della Uil Sardegna c’è una lenta ripresa dei dati dell’occupazione nell’Isola rispetto allo scorso anno, gli ultimi mesi hanno visto un buon recupero sugli stessi mesi dell’anno precedente, ma si è ancora ben lontani dai livelli pre-pandemia del 2019, già fiaccati e deboli allora. Si registra ancora l’onda lunga del blocco dei licenziamenti, ma con un apparato produttivo che continua a registrare emorragie per i lavoratori autonomi.

Secondo il report, realizzato sulla base degli ultimi dati Istat, il trimestre maggio-giugno 2021 ha registrato un +1,4 per cento rispetto al precedente febbraio-aprile 2021 degli occupati. Il mese di luglio 2021 si posiziona con valori di occupati superiori a Luglio 2020 (+2%), anche per la diversa rimodulazione delle misure sociali decise dal Governo contro il Covid.

“Va osservato che al netto delle variazioni e disaggregazione dei dati, dall’inizio della pandemia, mancano all’appello quasi 300mila occupati, nonostante le buone performance di ripresa con 550mila unità lavorative in più da gennaio 2021. Tuttavia in questi dati, nel mese di Luglio, ben il 54,5 per cento risultano contratti a termine. Se al 1 gennaio 2019 gli occupati erano 23 milioni e 400mila, oggi ammontano a 22 milioni e 900mila. Dallo stesso periodo il tasso di disoccupazione è passato dal 10,3 per cento al 9,6″, si legge nell’analisi.

La distinzione più sostanziale riguarda quella tra lavoratori dipendenti ed autonomi con quest’ultimi con un preoccupante calo (-1,2%) e quella tra l’occupazione maschile, con dati discreti, e quella femminile che continua ad arrancare.

Il boom dei contratti a termine con un +14,4 per cento, secondo il report, fotografa un mondo del lavoro “ancora segnato dall’incertezza e alla brevità dei rapporti di lavoro con l’economia sospinta perlopiù dalla stagione turistica e dalla stagionalità”. Preoccupa particolarmente il calo dei lavoratori autonomi: -1,2 per cento, anche per le peculiarità di alcune categorie professionali, soprattutto le micro imprese e partite Iva.

Sul piano anagrafico i segmenti di età 25-34 e 34-49 anni segnano un andamento più dinamico, stabile la fascia di età 15-24 ma con preoccupanti valori tra gli over 50 che assestano un 11,7 per cento di disoccupati in più.

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