Geoparco, sindaci sul piede di guerra: “A rischio 525 posti di lavoro”

I sindaci dei Comuni che insistono sul Parco Geominerario della Sardegna – Carbonia, Calasetta, Gonnesa, Santadi, Narcao, Villasalto, Orani, Sant’Antioco, Morgongiori, Ballao, Gonnosnò, Donori, Pau, Laconi – sul piede di guerra contro la nuova norma che ha bloccato la proroga della convenzione con la società privata Ati Ifras aprendo di fatto la strada al licenziamento di 525 lavoratori. In una lettera aperta ai presidenti della Regione e del Consiglio, ai capigruppo dell’Assemblea e ai sindacati, i primi cittadini lanciano un ultimatum: la convocazione urgente, per domani, del Consiglio e la “definitiva revisione del provvedimento che farà sprofondare oltre 520 persone nella disoccupazione a partire dall’1 gennaio 2017”.

“I lavoratori – scrivono i sindaci – pretendono una continuità occupazionale che deve essere garantita con certezza. E ciò è rappresentata dalla prosecuzione dei lavori nei cantieri, anche soltanto per il periodo necessario all’eventuale passaggio diretto ad altre società o all’espletamento della gara della quale ancora, nonostante le rassicurazioni della Regione, non è stato fatto alcun passo in avanti. La Regione deve assumersi le proprie responsabilità – incalzano i primi cittadini – e trovare una soluzione che eviti un grave disastro per il territorio e oltre cinquecento famiglie. Non si può accettare che la legge che ha assicurato una proroga all’azienda sia stata calpestata solo sulla presunzione univoca di una ventilata illegittimità”. Torna all’attacco anche Forza Italia. Per Ignazio Locci, “la Giunta e la sua maggioranza avevano a disposizione un anno per predisporre i bandi pubblici per la ricerca dei soggetti privati e dare continuità ai lavoratori e ai cantieri. Ma come è chiaro a tutti – denuncia l’esponente dell’opposizione – si è tergiversato e ci ritroviamo oggi con una norma capestro che tutto fa meno che offrire sicurezza”. “Un dannoso passo indietro – dice il vice capogruppo di Fi Marco Tedde – Un folle gioco dell’oca che fa retrocedere 520 lavoratori al punto di partenza”.

 

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