In Sardegna, tra aprile e giugno, sono nate 2.614 imprese mentre 1.707 hanno chiuso i battenti. “Il dato è complessivamente positivo per l’imprenditoria isolana, che registra un saldo positivo di 907 imprese leggermente superiore alla media italiana (0,54% contro lo 0,52), e fa segnare anche una attenuazione dell’emorragia di attività che ha caratterizzato il settore artigiano gli ultimi dieci anni. Il quale nel secondo semestre 2018 perde ‘solo’ due imprese con 511 iscrizioni a fronte di 513 chiusure”. È quanto emerge dai dati sulla natalità e mortalità delle aziende italiane secondo i dati diffusi da Movimprese e rielaborati dalla Cna Sardegna.
“Purtroppo anche in Sardegna un numero crescente di artigiani è costretto a chiudere bottega – commentano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna -. Eppure, nonostante le enormi incertezze legate alla crisi, i sardi continuano a scegliere di fare impresa. Per questo devono essere aiutati. In primo luogo, come la Cna sostiene da tempo, bisogna semplificare gli adempimenti burocratici e la gestione aziendale. Un’ampia diffusione del digitale all’interno dei processi aziendali come nel rapporto con la pubblica amministrazione è vitale per rendere le imprese più forti e competitive – proseguono Piras e Porcu –: per questo guardiamo con favore al contributo che le Camere di commercio stanno dando alla diffusione del linguaggio 4.0 nel tessuto produttivo mettendo a disposizione della collettività piattaforme e servizi telematici”.