Alcoa, soluzione ancora lontana. E scoppia la guerra tra sindacati

Da una parte Fabio Enne, segretario generale Ust Cisl Sulcis Iglesiente; dall’altra Fiom Cgil, Fsm Cisl, Uilm e Flm Cub territoriali.

La vertenza Alcoa stenta a trovare una soluzione. E come spesso succede quando non si raggiunge l’obiettivo, partono le polemiche, degenerate stavolta in una vera e propria guerra tra sindacati. Una guerra intestina. Da una parte Fabio Enne, segretario generale Ust Cisl Sulcis Iglesiente; dall’altra Fiom Cgil, Fsm Cisl, Uilm e Flm Cub territoriali.

Enne, da tempo, si dichiara fortemente critico verso l’operato di Giunta regionale e Governo nazionale, ma anche verso i colleghi dei sindacati riguardo la grave situazione economica dell’ex provincia di Carbonia-Iglesias, compresa appunto la situazione Alcoa. Ma Enne, nei giorni scorsi, è andato oltre. Con un comunicato al vetriolo ha attaccato i sindacati confederali, di cui egli stesso peraltro fa parte, accusandoli di “essere appiattiti su ordini di partito”. E aggiunge: “Su Alcoa il governo Renzi non ha rispettato i tempi. La Regione, inerme, resiste senza battere colpo”.

Enne ha fatto il punto sulla vertenza che prosegue tra incontri e rinvii. Recuperando le cronache, Renzi aveva promesso che Alcoa sarebbe dovuta ripartire a settembre del 2015. Ad oggi, però, il riavvio degli impianti resta un miraggio. Quindi l’affondo del segretario sulcitano. “I sindacati – dice – dovrebbero pressare sul Governo e sulla Regione. Non è più tempo di difese d’ufficio. La fiducia e l’entusiasmo hanno ceduto il passo alla crisi e al malcontento generale”. Enne conclude con l’auspicio che “da parte delle istituzioni ci sia un’azione forte rivolta alla riapertura della fabbrica” e minaccia “drastiche azioni di protesta”.

La risposta unitaria a Enne non si è fatta attendere. Le segreterie territoriali Fiom Cgil, Fsm Cisl, Uilm e Cub hanno replicato sempre attraverso una nota stampa: “La vertenza Alcoa rappresenta una delle più difficili che i metalmeccanici hanno dovuto affrontare negli ultimi anni, anche in assenza di chi vanta formule risolutive non ancora individuate. Tutti noi sentiamo la responsabilità della sofferenza sociale che le famiglie subiscono, specie in mancanza di un minimo ammortizzatore sociale. Mai, però, abbiamo abbassato la guardia per rivendicare il diritto al lavoro”.

I sindacalisti delle quattro sigle si interrogano, invece, su “quale possa essere l’interesse a sminuire quanto fatto da altri, distorcendone il significato e calunniando le intenzioni”. Così rivendicano “l’importanza delle tante iniziative fatte con i lavoratori, sia a livello regionale che nazionale”. E dicono: “Ciò ha permesso di mantenere aperta una opportunità che per troppi non esisteva”. Le quattro segreterie invitano quindi “tutti ad avere sentimenti di unione e condivisione, evitando strumentalizzazioni, con l’unico obiettivo della ripresa lavorativa dello stabilimento ex Alcoa e del polo industriale di Portovesme”.

Alcoa è l’unico stabilimento italiano di alluminio primario: nel ’96 lo cedette l’Efim. Gli impianti hanno cessato la produzione alla fine del 2012, quando la multinazionale americana ha deciso di orientare altrove il proprio business. In particolare in luoghi dove più alta è la redditività d’impresa, legata principalmente al costo dell’energia. Il Governo centrale, dal canto suo, ha sempre dichiarato “strategiche” queste produzioni. Anche perché rivestono un ruolo sociale per nulla secondario: sono infatti migliaia i posti di lavoro coinvolti nella filiera dell’alluminio e del polo piombo-zinco di Portovesme. Al momento l’unico vero salvagente economico per Sulcis Iglesiente.

Ma adesso, è da tempo, è solo stagione di crisi. Negli ultimi quattro anni, durante i quali innumerevoli sono state le azioni di protesta dei lavoratori, alcune anche eclatanti, si sono presentati diversi soggetti interessati all’acquisizione dello stabilimento Alcoa. Molti di questi sono stati ritenuti “inaffidabili” dal Governo e quindi accantonati. L’unica multinazionale che ha dichiarato, e reiterato, un interesse serio è stata la svizzera Glencore, già proprietaria anche del vicino stabilimento dove si produce piombo e zinco, la Portovesme srl. Lo ha fatto da subito, ma per non chiare dinamiche al principio è stata tenuta ai margini delle trattative. Oggi invece è diventata l’interlocutore di riferimento.

Fonti sindacali parlano di un pronunciamento imminente e definitivo da parte dei vertici del colosso svizzero sulla decisione per l’acquisizione dello stabilimento. Una decisione supportata e conseguente alla creazione di una provvedimento legislativo, in linea con le normative comunitarie in materia di energia: si tratta di poter usufruire, da parte di chi gestirà gli impianti Alcoa, di un costo dell’energia a prezzi  competitivi. Vengono anche confermati gli altri strumenti varati dal Governo come il Contratto di sviluppo e le infrastrutture. Per esempio la realizzazioner della strada periportuale di Portovesme e il dragaggio del porto. Tutte opere propedeutiche e necessarie a produzioni industriali di questa portata.

Carlo Martinelli

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share