Al via il progetto ‘Compra sardo’, ma è polemica con le associazioni di categoria

A pochi giorni dal Natale la Regione presenta  ‘Compra sardo, mangia sardo‘ , una campagna di comunicazione per la tutela e valorizzazione dell’agnello sardo Igp, curata da Sardegna Promozione con un investimento di 300mila euro e sottoscritta stamane a villa Devoto dal presidente Ugo Cappellacci e i rappresentanti di Coldiretti, Unioncamere e Federalberghi. Ma è subito polemica, alimentata dalle associazioni di categoria che sono state escluse dal progetto: “È un’operazione di facciata”, denunciano Cia, Confagricoltura, Copagri, Agci e Legacoop.

“Vogliamo promuovere i nostri prodotti – ha detto Ugo Cappellacci – attraverso la campagna ‘Compra sardo, mangia sardo’ in un momento in cui il settore è colpito da vari problemi, come la lingua blu e con prodotti che vengono spacciati come nostri. La Sardegna, anche dopo l’evento tragico dell’alluvione, ha bisogno dell’aiuto esterno anche da parte dei turisti che possono acquistare e mangiare i prodotti sardi”.

L’operazione però non è piaciuta alle cinque associazioni di categoria escluse dal progetto. In un  comunicato i portavoce hanno espresso “meraviglia e indignazione per il modo fazioso con cui il presidente della Giunta regionale Cappellacci ha lanciato la campagna a favore del consumo dei prodotti dell’agricoltura sarda”, spiegando anche che “la Sardegna è in una situazione di debolezza strutturale tale che impone non operazioni di puro marketing propagandistico ma la costruzione di processi di sviluppo che, partendo dall’agricoltura e dall’agroalimentare, rilancino l’economia, la crescita sociale e civile dell’Isola”.

Secondo le organizzazioni il governatore “non è il detentore della proprietà privata dei marchi di qualità che rappresentano l’agricoltura sarda, ma essi sono il frutto del lavoro e dell’impegno, costruito in tanti momenti di confronto, tra le istituzioni e tutte le organizzazioni rappresentative dell’intero mondo dei produttori sardi. Tantomeno la Coldiretti ha l’esclusiva della rappresentanza dei produttori, dei marchi e della qualità delle produzioni agricole ed agroalimentari isolane”.

“Ci chiediamo che senso ha una operazione di immagine, pure positiva, di promozione dei prodotti sardi costruita sulla esclusione di una parte importante e maggioritaria di chi rappresenta il mondo dell’impresa agricola – attaccano le associazioni – il dovere del presidente di una Regione come la Sardegna, in un momento di così grande difficoltà, sarebbe quello di unire gli sforzi per compattare, rilanciare e far crescere l’agroalimentare, nelle sue due componenti agricola ed alimentare, caratterizzato dalla non autosufficienza delle produzioni visto che nel 2012 sono state importate l’85% delle produzioni agroalimentari consumate in Sardegna”.

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