Produzioni bio, nuova frontiera sarda: in tre anni +3,9% di imprese

Pastifici, risifici, molini, oleifici, caseifici e mielifici, nonché conserve e marmellate, prodotti sott’olio, verdure confezionate, pasti pronti. E ancora: birrifici, salumifici, vivai, aziende agricole e zootecniche. In Sardegna sono 2.501 i produttori e trasformatori che operano nel settore del biologico. Sono imprese di trasformazione agroalimentare, ma anche imprenditori agricoli, che nell’Isola si prendono cura di oltre 146mila ettari di coltivazioni. Sono gli ultimi dati di Confartigianato.

Si tratta di numeri che valgono una fetta dell’economia sarda e sulla quale sempre più imprenditori stanno scommettendo, perché allontanare dalla tavola prodotti in qualche modo collegati all’uso di pesticidi è una scelta di vita sempre più diffusa, quindi con la domanda in crescita, anche nella nostra Isola.

Le 2.501 aziende censite valgono un aumento del 3,9 per cento rispetto al 2014, secondo i numeri di SardegnaImpresa. Rispetto al numero totale di attività, 2.287 sono “produttori esclusivi”, 133 “produttori preparatori”, 81 “preparatori esclusivi”. L’Isola si colloca al settimo posto in Italia per ampiezza del settore. Al primo posto c’è la Sicilia, seguita dalla Calabria.

In Sardegna, tuttavia, rispetto al 2014 sono leggermente in calo gli ettari coltivati con tecniche bio: tre anni fa erano 149mila. In testa ci sono prati e pascoli (59mila ettari), seguiti da pascoli magri (42mila) e colture foraggere (26mila). Nel settore agroalimentare l’Isola è quarta in Italia per estensione della superficie. Nel dettaglio: cereali 5.865 ettari; olivo 3.785; vite 964, frutta 531, ortaggi 491; agrumi 48 ettari.

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