Aeroporti, retroscena di uno scontro dove alla politica si sommano le beghe personali

Alessandra Carta

Incarichi persi, ruoli istituzionali usati per lanciare strali di partito, l’interesse dei sardi schiacciato dal peso di una politica regionale sempre più confusa. Può essere riassunta così la battaglia sugli aeroporti dell’Isola, dove le contese sono due: da un lato la nuova acquisizione dello scalo di Cagliari da parte di F2i Ligantia, la holding controllata dal fondo italiano F2i Sgr e partecipata dalla Fondazione di Sardegna e dagli americani di Blackrock infrastructure; sull’altro versante la lotta per la fusione tra i terminal di Olbia e Alghero, dove F2i è già l’azionista di maggioranza.

Serve una premessa per capire lo scenario del trasporto isolano, a cui il centrodestra di Christian Solinas, al governo della Regione dal 2019, in questi anni non è riuscito a garantire nemmeno le condizioni minime del diritto alla mobilità, visto come è andata sinora la continuità territoriale. Non solo: la gestione degli aeroporti è per eccellenza il terreno su cui le connessioni societarie su scala extraregionale giocano un ruolo chiave per accaparrarsi il maggior numero di rotte, da cui dipende una fetta importante delle economie locali come il turismo. Invece quello che sta emergendo nella politica sarda sono giochi di potere in vista delle Regionali 2024. Il futuro del trasporto isolano, quello che deve ambire ad aprirsi sempre di più al mondo, è sotto scacco della campagna elettorale di Psd’Az e Lega. I partiti che più di tutti sono in crisi di consenso.

L’ingresso dello scalo di Cagliari sotto l’egida di F2i è un’operazione di cui se ne discute da almeno un anno e mezzo. La partita si sarebbe dovuta chiudere entro gennaio (qui l’approfondimento di Sardinia Post), gestita dalla Camera di commercio di Cagliari e Oristano che in Sogaer, la spa di gestione dell’aeroporto, detiene il 94,449 per cento. La Sfirs ha il 3,43, il Banco di Sardegna l’1,052, mentre la Regione è quarta con lo 0,720-. C’è anche F2i Ligantia nell’azionariato, per ora con appena lo 0,209. Come a maggio 2022, nel corso di una conferenza stampa aveva dichiarato Maurizio De Pascale, presidente della Camera di commercio dal 2016, l’obiettivo della privatizzazione è traghettare lo scalo di Cagliari da nove a dodici milioni di passeggeri sfruttando proprio la rete di F2i che ha in mano gli aeroporti di Malpensa, Napoli, Torino, Bologna e Trieste. Si pensi solo che lo scalo di Capodichino ha trainato il capoluogo partenopea sino al primato di città italiana più visitata.

Sui destini Sogaer stanno remando contro Alberto Bertolotti e Fausto Mura, vicepresidente per il Sud Sardegna di Confcommercio e Federalberghi rispettivamente. I due hanno un comune denominatore: con De Pascale alla Camera di commercio entrambi hanno perso il posto nei Cda in cui erano consiglieri di amministrazione. Bertolotti è stato in Sogaer dal 15 luglio del 2019 al 4 giugno del 2020, con un compenso di 15mila euro, è scritto nel sito della spa. Mura, invece, era l’amministratore delegato di Sogaer security, incarico perso nel 25 maggio del 2019. Da allora, come si può ricostruire da decine di note stampa, è iniziata la contestazione alle scelte di De Pascale. Una strategia, questa, che l’assessore regionale ai Trasporti, Antonio Moro, ha deciso di cavalcare incassando, guarda a caso, gli applausi di Bertolotti e Mura. I quali hanno bollato l’azione dell’esponente della Giunta come “il vento sardista che finalmente si alza”.

Sull’altro versante c’è in ballo la fusione tra Geasar e Sogeaal che gestiscono rispettivamente gli aeroporti di Olbia e Alghero. Nella prima il fondo F2i Ligantia detiene il 79,8 per cento. Seguono Camera di Commercio di Sassari (10%), Camera di commercio di Nuoro (8%), Regione Autonoma della Sardegna (2%) e Consorzio Costa Smeralda (0,2%). Nello scalo della Riviera del Corallo, invece, F2i è azionista di maggioranza col 71,25 per cento. La Regione ha 23,06, la Sfirs il 5,69. Con la fusione verrebbe costituita una società unica di gestione per il trasporto aereo del Nord Sardegna.

Moro ha deciso all’improvviso di opporsi all’accorpamento centellinando con scientifica precisione i comunicati stampa. Tanto che l’altro giorno l’avvocato Roberto Bonsignore ha diffuso una nota per conto di F2i Ligantia, nella quale diffida l’assessore sardista dal “rilasciare ulteriori dichiarazioni“. Del resto non è che credibile che Moro non sapesse, visto il ruolo che ricopre. Non solo: sono inspiegabili le ragioni per cui solo da una manciata di giorni ha deciso di remare contro la fusione. Peraltro, l’esponente della Giunta anziché parlare coi diretti interessati, ovvero il management del fondo, ha deciso di spedire comunicati.

In soccorso a Moro è subito andato il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, in questo momento il meno credibile primus inter pares a Palazzo: da una settimana e spiccioli ha accettato di fare il coordinatore sardo della Lega, malgrado l’incarico istituzionale ricoperto gli imporrebbe la massima equidistanza. Nella sua nota in difesa di Moro, Pais ha abusato due volte del proprio ruolo sostenendo di parlare “a nome del Consiglio regionale”, quando invece nella lungo dibattito in Aula di ieri non solo maggioranza dei centrodestra e opposizione si sono divise, ma la coalizione di Solinas ha contato qualche crepa anche al proprio interno. Forza Italia, per esempio, ha frenato sulla ribellione di Moro.

Da segnalare infine l’assenza di Solinas dal dibattito: su un tema chiave come quello dei trasporti, a prescindere della decisione che verrà assunta, il governatore della Sardegna ha scelto di non ascoltare né i suoi stessi alleati né i contributi dati dai partiti della minoranza. Solinas ha di nuovo dimostrato di non essere interessato alla sorti dell’Isola, come è emerso in questi quattro anni abbondanti di legislatura: la non presenza di ieri è stata solo l’ennesima conferma.

Alessandra Carta

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