A rischio l’export di Pecorino romano: nuovi dazi di Trump sul made in Italy

Le minacce si fanno più pesanti. L’export del made in Italy, soprattutto agroalimentare, rischia di essere affossato dalle politiche commerciali protezionistiche americane. E nel paniere ci sono molte produzioni tipiche della Sardegna o che con l’Isola hanno a che fare. Il presidente americano Donald Trump, soddisfatto per gli effetti dei dazi alla Cina che “hanno portato miliardi e miliardi di dollari agli americani”, nei giorni scorsi non lo ha certo nascosto. “Presto i miliardi arriveranno anche da altre aree”. Detto fatto, qualche giorno fa l’Ufficio del rappresentante speciale al commercio Robert Lighthizer (Ustr) ha pubblicato un elenco che riguarda altri 4 miliardi di dollari di esportazioni europee. La nuova lista si aggiunge al primo elenco pubblicato dall’Ustr il 12 aprile che toccava già 11,2 miliardi di prodotti del Vecchio Continente.

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Il risultato è un lungo elenco che va dagli aerei civili Airbus al pecorino, dal Prosecco alle ceramiche, fino alle motociclette e alle bici in carbonio che la Casa Bianca vuole tassare. Tutti secondo gli americani avrebbero ricevuto aiuti illegittimi dall’Ue, nella diatriba tra Boeing e la rivale europea Airbus sugli aiuti di Stato. La lista di aprile era divisa in due documenti. Il primo allegato riguardava solo i prodotti di quattro Paesi: Francia, Germania, Spagna e Stati Uniti e comprendeva aerei ed elicotteri civili e la componentistica aerospaziale. Il secondo allegato comprendeva 317 prodotti, tra cui piastrelle e il vino, l’olio d’oliva extra vergine, i trapani, i pennelli, l’abbigliamento da sci e tanti altri. Ora si aggiungono principalmente pasta, caffè e formaggi.

Così nell’Isola cresce l’allarme. I pecorini, e il Romano in particolare, erano presenti già nella black list precedente. E se l’iniziativa dell’amministrazione Usa dovesse essere confermata, le esportazioni crollerebbero, creando pesanti effetti alla filiera del Pecorino Romano, già in crisi per la mortale combinazione tra eccesso di offerta e una drastica diminuzione della domanda statunitense (meno 40 per cento lo scorso anno), il più grande mercato estero per questa produzione. Crisi sfociata in Sardegna, che di latte ovino destinato alla produzione del Romano è la principale fornitrice, con le proteste dei pastori del mese di febbraio per una remunerazione equa del latte.

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Anche Coldiretti è sul piede di guerra e dalla prima analisi che ha condotto sull’impatto economico della proposta di aumento delle tariffe all’importazioni fino al cento per cento del valore attuale, le previsioni non sono rosee. “In gioco ci sono settori di punta dell’agroalimentare nazionale in Usa, a partire dal vino che con un valore delle esportazioni di 1,5 miliardi di euro nel 2018 è il prodotto made in Italy più colpito, l’olio di oliva le cui esportazioni nel 2018 sono state pari a 436 milioni, la pasta con 305 milioni, formaggi con 273 milioni e i salumi con 117 milioni”, dice lo studio a livello nazionale. Per l’associazione di categoria la mossa protezionista di Trump è legata “alla lobby del falso made in Italy alimentare che in Usa fattura 23 miliardi di euro”. A essere più imitati infatti sono proprio i salumi ed i formaggi italiani presenti nella lista.

Ora si attende il 5 agosto per la raccolta dei commenti pubblici previsti dall’iter di ratifica dell’elenco (per la lista di aprile, il 15 e 16 maggio scorsi, si sono presentati oltre 40 soggetti). Ma nel documento con il nuovo elenco si specifica che l’amministrazione Trump potrebbe comunque decidere subito, anche senza attendere l’esito dell’udienza pubblica.

Mar.Pi.

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