Aumento dei dazi sul pecorino romano, Pinna: “Il mercato Usa è insostituibile”

“Non vogliamo essere pessimisti. Occorre vedere se all’annuncio seguiranno i fatti e quale sarà la percentuale del dazio rispetto al valore del prodotto”. Così all’Ansa l’industriale caseario sardo Pierluigi Pinna, titolare del caseificio di famiglia a Thiesi (Sassari), in merito all’annuncio del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump di applicare dazi per un valore di 11 miliardi di dollari sui prodotti europei che colpirebbero vino, formaggi e olio di oliva. Nella black list ufficiale divulgata dall’Amministrazione statunitense è citato espressamente tra i formaggi il pecorino. . La nuova imposizione, infatti, dovrebbe colpire anche i formaggi ed in particolare l’export del pecorino romano negli Usa. “L’esportazione di formaggi dall’Italia verso gli Stati Uniti vale 270 milioni euro e 80 milioni solo per la Sardegna – spiega – si tratta di un mercato che non può essere sostituito dall’incremento dell’export in altri Paesi e territori, ai quali ovviamente stiamo sempre guardando per aprire nuove opportunità di vendita”.

Nei giorni scorsi aveva espresso preoccupazione anche Coldiretti. “Non ci piace lanciare allarmi che potrebbero già questi causarci danni – aveva sottolineato, Battista Cualbu – gli Usa rappresentano un mercato importante per il nostro agroalimentare ed in particolare per Pecorino romano, che rappresenta la voce principale dell’agroalimentare sardo esportato – continua Cualbu -. Nel 2018, dai dati che riusciamo a recuperare da Clal.it, ne abbiamo esportato 9.180 tonnellate (15.414 nel 2017) per un valore di 64.721.000 euro (91.189.000 nel 2017). È chiaro che se ci fossero dei dazi ne pagheremo le conseguenze tutti. Per questo auspichiamo che si evitino scontri dagli scenari inediti e preoccupanti che rischiano di essere deleteri per tutti”.

Preoccupato anche il deputato del M5S, Pino Cabras. “Se l’intento del presidente Trump andrà in porto, sarà la pietra tombale per il settore ovino della Sardegna così come lo abbiamo conosciuto fin qui: aprirsi a nuove produzioni e nuovi mercati rischia di diventare a questo punto non più un’opportunità, ma una necessità vitale – ha evidenziato Cabras – Più in generale, saremo soggetti a molti scossoni economici e finanziari, ed è arrivato il momento di guardare alle nostre convenienze – aggiunge – La decisione francese di vendere trecento Airbus alla Cina, colpendo in questo modo gli interessi della statunitense Boeing è arrivata al di fuori di ogni accordo preso all’interno dell’Unione Europea, a differenza del memorandum d’intesa Italia-Cina che invece è identico a quello firmato da altri paesi”.

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