Il World Press Photo sceglie Gavoi. Gli organizzatori: “Realizzato un sogno”

Ha solo 23 anni e ha già fatto il giro del mondo: Madrid, Cali, Taipei, Kassel, Parigi, Liegi. Passando per Gavoi, cuore di Barbagia. Carla Vlaun (nella foto in basso), passaporto olandese e la pelle ambrata di chi è nata alle Antille (a Saint Martin per la precisione), è la rappresentante, nonché curatrice, del World Press Photo, il concorso di foto-giornalismo più famoso al mondo che quest’anno, merito di un gruppo di imprenditrici gavoesi, fa tappa per la prima volta in Sardegna, fino al 18 novembre. A scommettere sull’impresa tutt’altro che semplice (sono numerose le capitali nel mondo che si contendono la mostra fotografica), è stata Mariagiovanna Serusi, volto noto, notissimo del Festival Letterario Isole delle Storie, oggi nelle vesti di imprenditrice culturale assieme a un gruppo di giovani donne barbaricine. Assieme hanno fondato Jannas, una cooperativa tutta al femminile che offre servizi e consulenze per promuovere e vivacizzare i territori di quell’angolo di Sardegna così fortemente identitario e, al tempo stesso, così aperto al mondo.

“Portare a Gavoi questa mostra è sempre stato un sogno”, racconta Serusi mentre a pranzo, tra i tavoli dell’ottima Osteria Borello, spiega in perfetto inglese a Carla Vlaun le squisite portate della cucina barbaricina. “Lavorare col World Press Photo era un sogno cullato sin da quando vivevo a Londra, poi, l’anno scorso, forte dell’esperienza acquisita col festival letterario, e grazie all’appoggio del nostro sindaco Giovanni Cugusi, ho cercato sul web il numero telefonico dell’organizzazione e li ho contattati. Direi che è stato più facile di quanto avessi mai potuto immaginare. Nel giro di qualche mese il World Press Photo in Sardegna è diventato una realtà”.

A Gavoi, nelle sale di Sa Caserma Betza di via Sant’Antioco, trasformata in raffinata sede museale (straordinaria l’esposizione del 2017 dedicata ad Anne Franchetti, una sarda nel Maine), le ragazze di Jannas sabato scorso hanno aperto al pubblico l’edizione numero 61 della mostra itinerante che, partita da Amsterdam lo scorso aprile, comprende 143 immagini tra le più significative del 2017, raggiungendo oltre 4 milioni di visitatori e 45 Paesi in tutto il mondo. Sono foto che spiazzano per la crudezza di dettagli, e soprattutto per le storie che raccontano. Storie di barbarie, come quelle delle giovani donne del Camerun costrette a farsi spianare il seno con barre di ferro e pietre calde per evitare ulteriori violenze da parte degli uomini delle loro tribù, e storie di disperazione e sopraffazione quotidiana come il trittico che mostra giovani prostitute del nord Europa accasciate sopra ad angusti divani in attesa del prossimo cliente.

Ma lungo i tre piani dell’edificio, affacciato sui muri in granito del centro storico, s’incontrano anche fotografie che raccontano storie di speranza, storie di animali, di foreste e di uomini che giorno dopo giorno,  a tutte le latitudini, si impegnano per migliorare l’ambiente prezioso che ci circonda. Una mostra importante, dunque, che non mancherà di riscuotere successo anche tra i giovani delle scuole di tutto il territorio.  Spiace solo constatare che le lo sguardo al femminile dei fotografi presenti si conti sulle dita di una mano. Così come quello dei fotografi italiani. “Ci stiamo lavorando” rassicura Carla Vlaun col suo sorriso morbido: “Gavoi è un luogo perfetto per accogliere la nostra mostra, un centro piccolo ma molto animato, ricco di iniziative culturali”. La giovane donna delle Antille ha colto nel segno e il suo arrivederci regala il presagio di una promessa: al prossimo anno.  (don.perc.)

La foto di apertura è firmata da Adam Fergurson

 

 

 

 

 

 

 

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