Tutta la rabbia di Joe Perrino nel nuovo disco dei Grog

Joe Perrino è ancora molto arrabbiato. Lo dicono la musica e i testi del suo ultimo disco, realizzato per il progetto Grog. Rock duro ma non heavy metal (che Joe non ha mai fatto), una miscela di generi che porta a un crossover moderno, diretta evoluzione della musica degli Elefante Bianco. Eclettismo con venature hard rock per un lavoro che cammina parallelo con “Canzoni di Malavita 2” e anticipa l’altro lavoro solista, diametralmente opposto, legato all’altro progetto di Nicola “Joe” Macciò, “Operaio Romantico”. In copertina (foto di Chiara Mela) un disegno di Lorenzo Stea, pittore torinese residente in Sardegna (mostre in Francia, Lussemburgo, Danimarca, e in numerose città d’Italia) che a Joe Perrino aveva già prestato un suo quadro, utilizzato per la copertina di “No More Bullshit” dei Rolling Gangster.

La carica travolgente del frontman dei Grog (fortissima in “Una Bella Giornata”, pezzo di chiusura, probabilmente il più bello del disco) per un lavoro comunque mai banale e orecchiabile, supportato dalla solita grinta vocale dell’artista cagliaritano (timbro vocale alla Brian Johnson), vero animale da palcoscenico. Tematiche particolari, difficili: dall’autocoscienza all’eutanasia (“Il mio battello Fantasma”, contro l’accanimento terapeutico), passando per il dialogo con Dio (“Io e Dio”), il senso di perdita e il ricordo di una persona cara che non c’è più (“Madre”), la voglia di fuga e l’esser nato in un quartiere disagiato. L’alcol, la droga, mezzi per allontanarsi da un mondo dove tutto fa schifo (“2 Monete d’Oro” ed “Euforia Sintetica”): tematiche degli anni Settanta e Ottanta rese attualissime da una quotidianità sempre più difficile (“La soglia d’Argento”), dove agisce il popolo, un “Esercito del Male” (titolo della seconda traccia del disco) che spesso brancola nel buio. Un mondo dove l’amore lascia spazio al pessimismo (“Poesia Assassina” e “Una bella giornata”), tanto da essere preso in giro esso stesso. I cori degli allievi della scuola di canto Ichnu di Alghero (cantano anche i due figli di Joe Perrino, Matilde e Cesare) rendono più dolce un disco ruvido, sporco e schietto.

 

“Il mio pessimismo viene fuori liberamente – sottolinea l’artista – in Italia non si vive più bene”. Il lavoro, autoprodotto (Isula Records), è in vendita nei negozi di dischi specializzati e nelle principali piattaforme musicali al costo di 12 euro (10 ai concerti) ed è già stato presentato con alcuni live: il primo a Castelsardo, in occasione del Capodanno in piazza, quando suonarono anche i Litfiba, quindi Sassari e Oristano. Prossimamente i Grog (Joe Perrino voce, o “gola” come preferisce dire lo stesso artista, Gianni “Il Conte” Solinas, chitarra, Angelino Pingerna, basso, Jim Solinas, hammond e tastiere, Sick Boy Simon, elettronica) saranno a Nuoro, Olbia e nella Penisola, grazie al supporto dell’agenzia sassarese “Le Città Invisibili”. Il disco è stato registrato e mixato al Sound Room Studio di Maurizio Pinna (mastering all’Eleven Recording Studio di Busto Arsizio), colui che Nicola Macciò definisce senza dubbi il sesto Grog.

Nell’Esercito del Male, seconda traccia del disco, Joe interagisce con l’amico Pino Scotto, ex leader dei Vanadium e volto noto e anticonformista della tv. “Nutro stima per Pino – afferma – lo conosco da tempo, ci siamo incrociati più volte e abbiamo deciso di dare vita a questa collaborazione. Trovo che sia uno dei pochi rocker veri”. Il suono appare corposo, pieno (chitarra e batteria sono ben presenti e fanno la loro parte), non troppo duro, ed è un mix di punk, funk (notevoli alcuni giri di basso), hardcore, ma compaiono persino elementi classici, lì dove il piano (e la formazione) di Solinas rimanda echi progressive che ricordano le atmosfere di Emerson, Lake & Palmer.

“Trovo che il crossover sia ancora molto attuale”, aggiunge, “è una sintesi di generi che permette di raccontare musicalmente al meglio. Resta un’evoluzione del rock, un ibrido, figlio dei miei ascolti e delle mie passioni che, come sempre, mi portano ad ascoltare di tutto”. Crossover creativo e vario, tanto da esaltare anche le produzioni più semplici, in questo caso con continue variazioni (“Non come fanno molti gruppi attualmente”, osserva Perrino, ad esempio gli Slipknot, che ormai fanno canzoni tutte uguali”). Una ruvidità impreziosita e ammorbidita, resa ancora più fresca dai suoni elettronici dei computer di Sick Boy Simon. Nel complesso un disco piacevole, molto vario, diretto, sicuramente attuale. E “cattivo”. Come Joe Perrino.

Federico Fonnesu

 

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