Brandelli di memoria, segni del tempo illuminati dal lampo dell’inchiostro o dal tratto del pennello che ne delinea contorni e volumi. Sono vere e proprie “istantanee” le opere in mostra a “Collezioni Galleria 84” che ripercorrono artisticamente il primo Novecento sardo e che sarà visitabile da oggi sino al 30 maggio al Mus’A, la Pinacoteca Nazionale di Sassari in piazza Santa Caterina, da martedì a sabato dalle 9 alle 18. Si tratta di quadri e incisioni prodotte dai massimi rappresentanti dell’isola: Giuseppe Biasi, Mario Delitala, Stanis Dessy, Antonio Ballero, Mario Paglietti, Remo Branca, Ardau Cannas, Carlo Petrucci. Provengono tutti da collezioni private sassaresi ed erano esposti nei salotti e nelle case signorili della borghesia emergente del periodo, donati ora al museo e finalmente visibili anche al grande pubblico dopo un attentissimo lavoro di restauro.
La ribellione di Nuoro al marchese di Orani
Tra questi spicca soprattutto “La cacciata dell’arrendadore” di Delitala, riportato al suo originario splendore da Elena Costin in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Sassari. Il disegno è un raro cartone preparatorio al dipinto finale, che attualmente è esposto nella sala del consiglio comunale di Nuoro, grande due metri per tre, commissionato al pittore dall’amministrazione nuorese nel 1926. Il tema è forse poco conosciuto ai più e racconta gli eventi che si svolsero a Nuoro il 6 gennaio del 1772, quando la città barbaricina si ribellò alla tassazione iniqua del marchese di Orani, mettendo sotto processo l’odiatissimo esattore delle tasse, Mureddu di Fonni, il quale fu condannato all’esilio, pena la morte certa se fosse ritornato in quelle terre. La condanna colpì in contumacia anche il marchese, che risiedeva in Spagna, nel caso avesse dato disposizioni per il ritorno del gabelliere. La vicenda, si inserisce nei sommovimenti di ribellione sociale di fine XVIII secolo, culminati poi nella Rivoluzione Francese. La Sardegna non rimase immune a questi cambiamenti, tanto da riuscire addirittura a mandar via i Savoia, seppur per breve periodo, il 28 aprile del 1794. Una data celebrata dal 1993 con la festa de Sa die de sa Sardigna. Non è un caso perciò che l’esposizione al Mus’A sia stata inaugurata proprio in concomitanza con questa ricorrenza, sottolineata dalla presenza di questo originale disegno di Delitala.
La Sardegna fucina di talenti nelle prime decadi del Novecento
Come ha rimarcato la curatrice Giannina Granara, “Il percorso della mostra è denso di emozioni ed è esaustivo delle tematiche che, negli anni a metà del Novecento, ispirarono gli artisti; temi ricorrenti interpretati in maniera singolare dove il carattere di ogni singolo autore emerge con forza, affermando la propria identità. Il cuore della cultura sarda è molto sentito perché questi maestri hanno messo in risalto le bellezze di questa terra e di chi la abita”. Giovanna Damiani, direttore del Polo Museale della Sardegna ci tiene, invece, a evidenziare come questa iniziativa serva anche a far conoscere maggiormente una struttura quale è la pinacoteca sassarese. Un vero e proprio gioiello “incastonato nel cuore del centro storico – spiega – che finalmente stiamo riuscendo a rendere fruibile in maniera più organica”. In questo senso, si spiegano ad esempio le aperture al pubblico nel fine settimana, cosa mai fatta prima d’ora, e in un quadro più generale la risistemazione del sistema museale regionale: dall’Antiquarium di Porto Torres sino al Nazionale di Cagliari, passando per il Sanna di Sassari e l’archeologico di Nuoro. Ritornando poi a “Collezioni Galleria 84” spiega come sia una raccolta importante, in cui “emerge la suggestione di questi artisti di altissimo livello che si confrontarono con le avanguardie, il naturalismo e il verismo, attraverso un approccio di grande maturità ed espressività”. La Sardegna di quelle decadi fu tutto fuorché isolata, artisticamente parlando, ma anzi fu una fucina di talenti eclettici, capaci di rapportarsi con la scena culturale internazionale. “Mi piacerebbe riuscire a fare una mostra in cui mettere a confronto la scena sarda e quella toscana dei primi del XX secolo – conclude la Damiani – per far risaltare così cosa li accomuna”.
Francesco Bellu