Stoffa ‘parlante’ in ricordo di Maria Lai: è l’omaggio degli editori sardi a Torino

Gli editori sardi dell’Aes celebrano l’artista Maria Lai al Salone internazionale del libro di Torino, dove ieri – giovedì 9 maggio – si è tenuto l’incontro ‘Noi e il mondo’ che ha suscitato  suscitando interesse e pure momenti emozionanti. L’iniziativa ha visto la partecipazione della presidente Simonetta Castia con la quale hanno collaborato Gabriella Locci e Dario Piludu dell’associazione culturale e artistica ‘Casa Falconieri’. Dopo l’introduzione di alcune sequenze del celebre filmato ‘Legarsi alla montagna. Legare e collegare’ – firmato nel 1981 da Tonino Casula -, la Castia ha raccontato il progetto-performance presentato a Torino e che riprende quello epocale realizzato trentotto anni fa a Ulassi, il piccolo centro dell’Ogliastra dove Maria Lai è nata e ha vissuto.

Nel 1981 successe che il paesino venne ‘legato’ attraverso ventisette chilometri di nastro celeste alla montagna sovrastante. Quindi non solo simbolicamente. Come ha ricordato la Castia, si trattò di un “esperimento di arte partecipata e relazionale, anticipando esiti di altri artisti più vicini a noi nel tempo, di fatto veniva indicato una strada che la Sardegna, in questo campo, avrebbe potuto percorrere”.

In realtà Maria Lai, all’epoca, era stata contattata dal sindaco di Ulassai per realizzare un monumento ai caduti, ma lei rifiutò la commessa. Sostenne infatti di avere la necessità di servirsi della propria creatività per i vivi, non per i morti. A questo punto, il ricordo di una vicenda in bilico tra leggenda e realtà diede il via all’ispirazione per la straordinaria perfomance che coinvolse l’intera comunità di Ulassai. L’episodio che ha portato a legare il paese alla montagna narra, tra storia e mito, di una bambina che riuscì a sfuggire al crollo di un costone roccioso seguendo un nastro celeste. Così la Lai, pur tra problemi di vario tipo compresa la diffidenza di alcune famiglie del paese, riuscì a far passare un lunghissimo nastro celeste (realizzato in jeans) tra le case del suo paese ‘legandole’ appunto alla montagna.

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La spettacolare installazione non divenne solo un incredibile atto d’artista, ma anche profondo messaggio di condivisione sociale e abolizione delle divisioni ancestrali. Di qui l’idea di replicarlo a Torino nel segno e nella memoria di Maria Lai, in occasione del centenario della sua nascita. L’evento al Salone del libro è stato costruito partendo dalla convinzione che “l’arte senza etica non è arte”. Lo dice Gabriella Locci che con gli artisti di ‘Casa Falconieri’ ha preparato delle lunghissime strisce di tela dove sono state ‘dipinte’ alcune citazioni dei più importanti scrittori sardi, da Grazia Deledda a Sergio Atzeni, da Antonio Gramsci a Francesco Masala. Queste strisce, durante il pomeriggio, sono state srotolate nel padiglione Oval ‘saldando’ editori, lettori, visitatori in una condivisione sociale e culturale di grande effetto.

Un successo riconosciuto da pubblico e operatori. L’Aes è riuscita nell’intento di ‘invadere’ il Lingotto provocando curiosità e desiderio di coinvolgimento. Non solo: queste stoffe ‘parlanti’ sono anche e soprattutto riuscite a traghettare una importante parte del patrimonio culturale sardo. Per incrementare la partecipato, l’organizzazione ha inoltre preparato dei teli bianchi, messi a disposizione dei visitatori dello stand in maniera tale che non i loro messaggi possano personalizzare l’installazione.

Il progetto di ‘Casa Falconieri’ ha anche altre ambizioni, oltre il Salone di Torino: sempre con lo stesso obiettivo artistico-etico, l’associazione vuole unire, sempre con lunghe strisce di tela ‘parlanti’, i quartieri di Cagliari, da Castello verso la parte più a sud della città. Al Salone del libro è stata portata una stoffa lunga diciassette metri. Dalla “scatola dei sogni” l’ha tirata fuori Dario Piludu. Diciassette metri che valgono un’opera d’arte, dove si sono incontrate le pennellate con la scrittura dipinta, parole che si inseguono e sono, nello stesso tempo, segni pittorici e letterari. È stato toccante vedere srotolare quella tela che unito gli autori, i relatori e gli spettatori, a ricordare come le arti del dipingere e dello scrivere possono creare un circuito di tolleranza e bellezza.

Elisabetta Randaccio

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