A Cala Gonone l’energia di Sissoko: “In questa terra rispettate gli stranieri”

Baba Sissoko, classe ’63, è tornato ospite in Sardegna del Cala Gonone Jazz Festival. Nella esibizione in solo di sabato mattina, alle grotte del Bue Marino, si è fatto portatore di un messaggio di speranza e di pace. Attraverso la sua musica ha coinvolto gli spettatori in un inedito show pensato per i grandi e per i piccoli, con balli e canti che si rifanno alla tradizione del Mali. “Sono sposato con una donna calabrese, – dice – ho tre figli, mi sento un afro-calabrese”.

La sua musica parla di pace, fratellanza, solidarietà, di rispetto per la donna e per i bambini. È questo il messaggio che Baba Sissoko porta con sé in giro per il mondo, insieme alla sua custodia di chitarra in cui racchiude tutti gli strumenti fabbricati da lui. “Devo dire che è da quando sono sposato che è iniziata la mia scuola. Ho capito – continua – che non c’è famiglia senza la donna: e che la donna ha ricevuto in dono per il 99%  di forza, pazienza, amore. Mentre l’uomo, col suo 1%, sta distruggendo il mondo”.

Non è solo un concerto, quello di Sissoko. È un messaggio che parla della sua storia, già a partire da come si veste. Vi sono momenti in cui spiega al pubblico come sono fatti gli strumenti della sua tradizione, sapendo che anche quelli, ed i loro materiali, hanno una storia. Interagisce poi artisticamente col pubblico, lo fa cantare e ballare, lo coinvolge in un’esperienza piena della stessa energia e gioia che lui emana. Pur essendo lui da solo sul palco la sua musica è polistrumentale, e sembra fatta da almeno dieci musicisti. “Quando faccio un concerto porto me stesso al pubblico”. I suoi testi parlano di donne, di pace, del viaggio, di emigrazione. Dice che questo fenomeno oggi non è diverso da quello di ieri. “L’uomo ha sempre emigrato. È sempre successo, ovunque, in ogni epoca storica. Anche il blues è nato così. La differenza di oggi, però, è che attraverso internet le cose si sanno in presa diretta. Il fatto è che questo fenomeno non può più essere nascosto.”

Da quasi vent’anni vive in Italia, e dice che gli piace tutta, ma sopratutto il Sud. “Credo che l’Italia abbia una bellezza senza limiti. Anche qui a Cala Gonone, con queste grotte, che hanno la loro unicità”. Ha sempre fatto il musicista, dice di essere nato e cresciuto con la musica, e di vivere con la musica. Tutta la sua famiglia è una famiglia di musicisti, fino al bisnonno, sua nonna, e sua mamma. “Una famiglia grio, che significa ‘biblioteca’. Nel senso che ovunque vado io porto la mia cultura, la mia musica, la mia parola”.

Usa strumenti tradizionali, fatti in casa, la chitarra africana chiamata ngoni, tipica dell’Africa Occidentale, fatta di pelle di mucca e lenze per la pesca, considerata l’antenata del banjo; il tamani, una sorta di tamburo parlante, col quale ha divertito i più piccini intonando la melodia di ‘fra Martino; la kora, una sorta di arpa che Sissoko ha costruito in Calabria con una zucca africana. A questi aggiunge strumenti europei come la batteria, i piatti e altro. Alla fine del concerto è un assalto da parte del pubblico, per una foto, un autografo e un cd.

Baba Sissoko è ormai un habitué della Sardegna e dice che tornerà qui perché questa è una terra che gli piace e che gli è rimasta nel cuore: “Perché i sardi hanno rispetto degli stranieri – dice -. Qui c’è un’energia forte, intera, come in questa grotta. Un’energia che avvicina alla verità delle cose. Nella mia prossima vita forse sarò un afro-sardo…”.

DAVIDE FARA

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