Addio a Michela Murgia. La scrittrice di Cabras è morta a Roma. Aveva 51 anni

Michela Murgia è morta. Il tumore al quarto stadio con metastasi, come lei stessa aveva annunciato ai primi di maggio in un’intervista al Corriere della Sera, non l’ha fatta sognare a lungo. Anche se lei ci ha provato, sempre, ogni giorno della malattia. “Io – aveva detto al Salone del libro, a Torino, tre mesi fa – sto vivendo il tempo della mia vita adesso, ma non aspettate di avere un cancro per fare quello che volete”.

La scrittrice era nata a Cabras, a un passo da Oristano, il 3 giugno del 1972. Sui social, dopo quella celeberrima intervista, stava raccontando la sua nuova vita. Gli effetti dell’immunoterapia, la sua famiglia queer, colorata e allargata, il marito Lorenzo Terenzi sposato il 15 luglio “poco tempo fa “perché ogni giorno c’è una complicazione fisica diversa, entro ed esco dall’ospedale e ormai non diamo più niente per scontato”, aveva raccontato a Vanity Fair. “Lo abbiamo fatto controvoglia: se avessimo avuto un altro modo per garantirci i diritti a vicenda non saremmo mai ricorsi a uno strumento così patriarcale e limitato, che ci costringe a ridurre alla rappresentazione della coppia un’esperienza molto più ricca e forte, dove il numero 2 è il contrario di quello che siamo”.

Michela Murgia è morta a Roma. La notizia ha cominciato a rimbalzare sui giornali intorno alle 11.30. Pochi giorni fa si era detta felice perché dalla sua camera da letto, dove era sotto morfina, alle 11 di notte aveva sentito i suoi ragazzi ridere. I suoi figli dell’anima, che non ha partorito ma aiutato a crescere. Poi quella frase spesso ripetuta: “Ho cinquant’anni ma ho vissuto dieci vite”. Di sicuro ha fatto l’insegnante di religione e lavorato in un call center a Oristano, diventato l’occasione per il suo primo libro, nel 2006, Il mondo deve sapere. un romanzo tragicomico che ha ispirato l’opera teatrale omonima e il film Tutta la vita davanti (2008). Quattro anni più tardi la vittoria al Premio Campiello con l’Accabadora e anche il Super Mondello. Ha scalato le classifiche anche il suo ultimo romanza, ‘Le tre ciotole’.

Sui social è un’esplosione di commenti e saluti. Di ringraziamenti e di saluti. Uno degli omaggi più condivisi è stato quello del giornalista Gad Lerner. “Era una formidabile, talentuosa, spericolata rivoluzionaria contemporanea, Michela Murgia. Mi proibisco l’esibizione dei ricordi personali e piango insieme a voi questa donna sarda che ci ha lasciati con il sorriso sulle labbra”.

Alle Regionali del 2014 aveva raccolto un enorme successo da leader di Possibile: 100mila preferenze raccolte come candidata governatrice, la prima nella storia della nostra Isola. Solo per una stortura della legge elettorale non entrò nell’Assemblea pubblica, perché come aspirante presidente era stata la terza più votata, mentre i posti assegnati ai leader sono due.

Il secondo libro di Kelledda, come la chiamavano gli amici, è stato Viaggio in Sardegna, uscito nel 2008. Il 2011 è l’anno di Ave Mary, riflessione sul ruolo della donna nel contesto cattolico. Tra le sue opere successive Presente, L’incontro. Quindi il saggio breve sul femminicidio, L’ho uccisa perché l’amavo. Falso!, e ancora Futuro interiore, L’inferno è una buona memoria, il saggio Istruzioni per diventare fascisti, ‘Noi siamo tempesta. Storie senza eroe che hanno cambiato il mondo’, Stai zitta, God save the queer. Catechismo femminista.

Lo scorso 11 giugno Murgia aveva annunciato il ritiro dall’attività pubblica per dedicarsi alla sua famiglia. Negli ultimi giorni il peggioramento delle condizioni e un ultimo ricovero perché “potrò stare meglio ma non potrò più stare bene”.

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