Né Campidano, né Sarrabus, né gli stagni di Cabras, Espedito Murgia – noto Editu – è stato un suonatore di launeddas atipico: di certo per la sua provenienza geografica, distante dalle zone di pianura considerate le patrie dei Maestri. Era infatti un suonatore di montagna, della Barbagia di Seulo, di inizio Novecento: nei paesi dell’interno allora gli esperti erano rari e la melodia dello strumento a canne relegata a qualche festa patronale. A impressionare Tziu Editu, classe 1912, fu proprio un Maestro del Sarrabus: Giuseppinu Lara, padre di Emanuele e Antonio. È ormai trascorso un secolo da quelle sonate e gli strumenti sono molto diversi dagli attuali: di certo meno standardizzati. Anche le tecniche sono mutate, come ricorda lo stesso Murgia in un’intervista del 1982 dove racconta che Lara-padre non legava su tumbu a sa mancosa manna e, contrariamente a come fanno tutti al giorno d’oggi, teneva sa mancosedda con la mano sinistra.
Alla figura straordinaria, di frontiera, di tziu Editu Murgia l’associazione culturale Iscandula – che da oltre trent’anni promuove la musica delle launeddas – con la collaborazione della Regione Sardegna e del Comune di Seulo – ha realizzato alcune ricerche sulla sua biografia e sui materiali lasciati in eredità. I risultati degli studi (anche su documenti video, fotografici e audio) saranno illustrati durante un evento pubblico, nel suo paese. Si cercherà di tratteggiare il profilo del suonatore e del poeta dalla lunga carriera, conclusasi – tenendo fede alla leggendaria longevità dei seulesi – quando ormai era centenario, nel 2012. Durante l’incontro prima si parlerà delle scoperte e delle testimonianze dirette sul suo lavoro, a seguire ci sarà un concerto sulle note di launeddas e fisarmonica, una festa di musica e balli. L’appuntamento è per sabato 16 dicembre – alle 17 – nella Sala Polivalente di Seulo, in via San Pietro.
Il programma. A introdurre le relazioni i saluti di Enrico Murgia, sindaco di Seulo, di Eugenio Lai, vice presidente del Consiglio regionale e di Maria Murgia, nipote di Tziu Editu. I lavori inizieranno quindi con l’intervento di Dante Olianas, presidente dell’associazione culturale Iscandula, che illustrerà la storia del Maestro e introdurrà un’intervista sonora da lui rilasciata nel 1982, nonché le pubblicazioni finora realizzate. La parola passerà quindi a Gianluca Piras, suonatore di launeddas e ricercatore che presentarà ‘Is sonus de Tziu Editu’, ossia ‘I suoni di Tziu Editu’: misurazioni, analisi e catalogazioni degli strumenti originali. Dalle caratteristiche tecniche al materiale multimediale:Pietro Frau, curatore della mostra dedicata a Murgia, scandirà aneddoti e curiosità sulle fotografie storiche e i filmati raccolti durante la ricerca. Spazio poi alla figura del Maestro – poeta: Dario Loddo, racconterà il percorso dall’idea alla alla pubblicazione del libro ‘Poesias ‘e Barbagia e sa Martinica’ di Espedito Murgia, da lui curato curato e stampato dalla Tipografia TAIM di Cagliari. Infine Piersandro Pillonca, giornalista e ricercatore della cultura sarda, partendo dal prodotto editoriale parlerà dell’immaginario poetico di Murgia e del suo stile. Lasciati da parte gli studi è tempo di concerti e di musica tradizionale isolana: si ballerà sulle note delle launeddas suonate da Gianluca Pirase Michele Deiana, alla fisarmonica Celio Mocco.
Biografia Murgia.
Dopo l’illuminazione da giovanissimo, Tziu Editu Murgia seguì in parte la scuola del Sarrabus: si trasferì prima a San Vito come servo pastore a venti anni e comprò un strumento da Tziu Antoni Lara, era il 1932. Continuò via via con altri maestri anche una volta tornato a Seulo: firmò un contratto con un altro suonatore di launeddas di Villaputzu che abitava a Gergei, Giunchinu ‘e Seu. Secondo le regole del tempo si trasferì a casa sua e imparava sia il mestiere di calzolaio, sia quello di suonatore di launeddas. Poi la malaria – allora molto comune – lo costrinse a uno stop forzato. Ma il legame di Murgia con lo strumento restò forte, tanto da riprendere più tardi a Decimo da un maestro originario di Villaputzu,Agostinu Acca. Una vita di frontiera la sua: suonatore di Barbagia, distante e in parte isolato dal fermento musicale del Campidano si esibiva in tutti i paesi del circondario fino alle trasferte e ai concerti in Italia e, negli anni Settanta, la registrazione di un LP. Una lunga carriera che gli ha permesso festeggiare i cento anni nel 2012 con la moglie, gli amici e i paesani.