Costa Smeralda, chiusa l’inchiesta: ipotesi associazione a delinquere

L’associazione a delinquere è la nuova ipotesi di reato che la Procura di Tempio Pausania contestata a quattro indagati nell’ambito della maxi inchiesta sulla Costa Smeralda che negli anni si è sviluppata in tre tronconi coinvolgendo complessivamente una ventina di persone accusate a vario titolo di abusi edilizi ed evasione fiscale. La notizia anticipata da La Nuova Sardegna è stata confermata da ambienti di palazzo di giustizia. Il procuratore Domenico Fiordalisi ha infatti inviato in queste ore la notifica di chiusura delle indagini a Mariano Pasqualone, amministratore delegato della Sardegna Resort – la società proprietaria degli alberghi – al suo predecessore Aleksandra Dubrova, all’ex capo dell’ufficio urbanistico del Comune di Arzachena, Antonello Matiz, e all’ingegnere cagliaritano Tonino Fadda, il progettista incaricato della ristrutturazione e ampliamento degli hotel. Secondo gli inquirenti, i quattro avrebbero messo in piedi un sistema volto ad ottenere lo sviluppo turistico della Costa Smeralda in barba alle norme di legge.

Un percorso costellato di reati – sempre secondo l’accusa – sfociato nell’apertura dei tre filoni d’inchiesta ora conclusi. Indagati per concorso in corruzione il costruttore di Arzachena Angelo Antonio Filigheddu, l’ex capo dell’ufficio tecnico dello stesso comune, Libero Meloni, l’ex comandante della polizia municipale Giovanni Mannoni e Antonio Tramontin, in qualità di componente della Commissione regionale per il paesaggio. Chiusa anche la tranche relativa alla presunta evasione fiscale per la vendita della Costa Smeralda dalla Colony Capital di Tom Barrack al Qatar per 680 milioni di euro. L’avviso di conclusioni delle indagini è stato notificato agli amministratori delle società che, secondo la Procura, sarebbero state costituite con il sistema della “esterovestizione” per consentire di aggirare le normative fiscali evitando di pagare, sia in Italia che in Lussemburgo, i tributi previsti per la transazione, circa 132 milioni di euro. E’ giunta, infine, a conclusione, l’inchiesta inerente i 40 abusi edilizi contestati dalla Procura gallurese per i lavori di ristrutturazione e ampliamento del Pitrizza, Romazzino e Cervo, gli hotel a cinque stelle finiti nelle ultime due stagioni sotto la lente degli inquirenti di Tempio. In questo caso l’ipotesi di reato riguarda abuso d’ufficio, falso in atti pubblici e una serie di reati paesaggistici che sono stati contestati a Pasqualone, Dubrowa, Matiz, Meloni e Fadda.

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