“In Sardegna siamo all’anno zero, i malati terminali muoiono come cani randagi”. “La dottoressa De Francisci (assessore regionale alla Sanità della Regione sarda, ndr) è una brava persona, ma non ha il coraggio di mettersi contro le lobby e i burocrati”.”Quando ci sarà un governo andremo a Roma per chiedere fondi per le gravi disabilità e proporre il modello Sardegna, ma intanto lottiamo qua per eliminare sprechi e becera burocrazia”.
La protesta dei malati di Sla, guidati da Salvatore Usala, segretario di Viva la vita Sardegna onlus, non si ferma. Per domani mattina alle 10,30, davanti all’assessorato alla Sanità, in via Roma 223, a Cagliari, è stato confermato il presidio permanente accompagnato – scrive Usala in una nota – dallo “sciopero della fame, giorno e notte, sino a quando non avremo un impegno scritto e pubblicato nel sito web regionale con le date precise”.
I malati di Sla, spiega Usala, chiedono tre cose: la circolare che regola l’attività di quanti prestano assistenza ai malati va rifatta completamente (“E’ inaccettabile che gli uffici abbiamo stravolto la delibera posticipando di un anno il progetto”). Inoltre gli operatori devono essere retribuiti regolarmente e non, come accade, con mesi di ritardo e i comuni vanno finanziati totalmente dalla Regione (attualmente si fanno carico di una quota del venti per cento). Infine il progetto, che determina cinque milioni di risparmi (“Che possono essere usati per cure palliative e terapia del dolore”) va deliberato subito.
“Non tolleriamo più – scrive Salvatore Usala – i pareri e giudizi di medici e burocrati che si arrogano il diritto di giudicare senza essere mai andati a casa di un paziente. Passate 24 ore a casa mia invece che difendere le lobby politiche e mafiose per i vostri sporchi interessi”.
La protesta di Salvatore Usala e dei malati di Sla – che nel novembre scorso era culminata in una manifestazione a Roma davanti al ministero dell’Economia – è ripresa la settimana scorsa. La risposta della Regione non solo non è stata giudicata soddisfacente, ma ha inasprito gli animi. In un recente comunicato ha definito i burocrati regionali “topi da ufficio” e ha annunciato di essere pronto a morire.