Teulada, otto milioni di euro per le case delle esercitazioni. E spunta uno studio del 2000 sulla radioattività

Due villaggi con case e strade, uno in stile balcanico, l’altro con architetture mediorientali, saranno presto costruiti nel Poligono Militare di Teulada: verranno usati come scenari di guerra in cui si eserciteranno uomini e macchine. Simulazioni, certo, ma in ambienti estremamente realistici, con armi vere e concreti rischi per l’ambiente, le acque, la salute di uomini e animali che abitano quei territori.

Il progetto è stato illustrato dal Comando Militare della Sardegna nel luglio scorso agli amministratori del territorio: si tratta di una parte del più ampio programma SIAT (Sistemi Integrati per l’addestramento terrestre) del Ministero della Difesa che a Teulada, oltre alle abitazioni suddivise nei due villaggi, prevede anche postazioni per l’addestramento al tiro a fuoco e un sistema di drenaggio delle acque pluviali. Secondo i piani del Comando Militare i lavori prenderanno il via dopo la presentazione del progetto al Comitato Misto Paritetico per le servitù militari, ma saranno conclusi sicuramente entro il 2016.

Un progetto che non piace a molti, ambientalisti e cittadini in primis, oggetto di una interrogazione presentata qualche giorno fa in Consiglio Regionale da Giacomo Sanna: “Chiediamo al Presidente della Regione se non ritenga opportuno manifestare la netta contrarietà della Regione alla realizzazione dei due villaggi per l’addestramento”.

Se il lavori dovessero proseguire, ricorda Sanna, non si rispetterebbero “le indicazioni contenute nella relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sui poligoni sardi per quanto attiene il monitoraggio ambientale, le bonifiche e la messa in sicurezza dei siti”; Cappellacci dovrebbe inoltre confermare l’impegno politico a procedere verso la dismissione dei Poligoni di Quirra, Teulada e Capo Frasca con la necessaria bonifica dei territori fino ad oggi interessati dalle esercitazioni militari”, e infine “adottare tutte le più opportune iniziative per bloccare il calendario delle esercitazioni in programma nel 2014 nei poligoni sardi, in mancanza delle dovute rassicurazioni sul rispetto delle indicazioni a suo tempo formulate dalla commissione parlamentare d’inchiesta”.

Nel frattempo, mentre l’iter amministrativo del SIAT prosegue, salta fuori anche un documento segreto segnalato oggi dal Comitato Gettiamo Le Basi: si tratta di uno studio sui rischi di inquinamento radioattivo commissionato dalla 14° Direzione Genio Militare nel settembre 2000, quando la progettazione dei villaggi era nella sua fase iniziale.

“È molto strano che una indagine di impatto ambientale, oggi considerata normale, sia stata considerata nell’autunno 2000 – sottolinea il Comitato – Allora le richieste di chiarezza e di accertamenti sulla contaminazione radioattiva dei poligoni si contavano sulle dita di una mano e cadevano nel vuoto totale. In Sardegna le sole voci erano quelle del Comitato Gettiamo le Basi, delle famiglie del caporalmaggiore Salvatore Vacca e del soldato di leva Giuseppe Pintus, uno in servizio nel teatro di guerra bosniaco, l’altro a Capo Teulada, entrambi uccisi dallo stesso tipo di tumore, leucemia linfoblastica acuta. Nella penisola il muro di silenzio era ancora molto più impenetrabile. Eppure gli estensori della “Progettazione definitiva-esecutiva relativa ai lavori di realizzazione del primo villaggio per l’addestramento negli abitati“, datata 29/09/2000 e inserita nel “Programma Triennale Scorrevole 2000/2002”, “stranamente” denotano la consapevolezza del rischio allora ignoto alla quasi totalità della popolazione civile e militare, ostinatamente negato e categoricamente escluso fino ai nostri giorni da istituzioni, vertici militari e politici, da tutti i ministri della Difesa che si sono alternati nei 14 anni trascorsi, pilatescamente scansato dai vari Capi supremi delle Forze Armate.

La sola ipotesi plausibile è la svista involontaria e accidentale che fa trapelare il segreto gelosamente conservato e da conservare costi quel che costi. Sarebbe l’ennesima conferma delle menzogne che ci propinano e della criminale decisione di esporre alla contaminazione letale militari, popolazione, flora, fauna, terra, aria, acqua e la catena alimentare. Il documento potrebbe spiegare anche l’altra anomalia: l’ibernazione e la riesumazione dopo quattordici anni della costruzione del primo villaggio (ma quanti ne prevedono?) in stile balcanico e musulmano allo scopo di conferire maggiore realismo ai giochi di guerra”.

Non secondaria, conclude il Comitato Gettiamo Le Basi, la spesa per costruire le case da bombardare: “Otto milioni di euro, un vero sperpero di denaro pubblico. Agghiacciante il silenzio della caterva di politici e pseudo esperti che promettevano radicale bonifica e pronto smantellamento del poligono “inutile” di Teulada in cambio del potenziamento del Salto di Quirra, a rischio chiusura per intervento della Magistratura”.

Francesca Mulas

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