Studentessa uccisa a Porto Torres 25 anni fa: pm rinuncia a proroga indagini

L’assassino di Alina Cossu forse non avrà mai un nome. È la conclusione che si può trarre dagli ultimi sviluppi di una intricata vicenda, sulla quale questa mattina è stata messa con molta probabilità la parola fine. Il pm Gianni Caria ha infatti rinunciato alla proroga di altri sei mesi per le indagini sull’omicidio della studentessa di Porto Torres, che la notte del 9 settembre 1988 venne barbaramente uccisa e abbandonata sulla scogliera fra Balai e Abbacurrente.

Lo scorso 14 marzo il sostituto procuratore aveva proposto al giudice delle indagini preliminari, Maria Teresa Lupinu, una proroga dell’attività investigativa. L’inchiesta era ripartita quasi un anno fa. Il 23 luglio 2013 il gip Lupinu, accogliendo la richiesta del pm Caria, aveva revocato la sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Gianluca Moalli, operaio di Porto Torres originariamente imputato dell’omicidio, conoscendo le nuove fonti di prova prodotte dal magistrato. Il 5 novembre 2013 la salma della studentessa era stata riesumata con l’assenso dei suoi familiari che, a distanza di quasi 26 anni, attendono ancora chiarezza. Ma il lavoro del medico legale Ernesto D’Aloja, il consulente nominato dal pm per riesumare la salma di Alina Cossu e ricercare tracce biologiche “riconducibili all’autore dell’omicidio”, non ha prodotto alcun risultato. La sua relazione, evidentemente, rende vana qualsiasi proroga d’indagine. Nelle prossime ore potrebbe essere lo stesso Caria a chiedere l’archiviazione di un caso che, con tutta probabilità, resterà insoluto.

 

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