Spese per la cultura, la Sardegna in fondo alla classifica. E’ solo colpa della crisi?

La cultura non sembra proprio una priorità per le famiglie isolane: in tempi di crisi il gruzzoletto domestico è destinato ad altre spese, prima fra tutte quella alimentare. La Sardegna è la regione italiana dove si spende meno per l’istruzione: appena lo 0,7% dei 1.879 euro che una famiglia isolana investe ogni mese per i propri consumi, meno della metà rispetto a Trentino, Emilia Romagna e Basilicata. Il dato impietoso arriva da un’indagine ISTAT appena pubblicata che racconta i consumi delle famiglie italiane nell’anno 2012.

Che fossimo in crisi già lo sapevamo, ciò che sconforta maggiormente è la conferma che i sardi fanno a meno di acquisti considerati secondari, come quelli legati a tempo libero, formazione e cultura, mentre non risparmiano su cibi e bevande: per comprare un libro arriveranno tempi migliori. In media la spesa sostenuta da ogni famiglia è calata nel Paese del 2,8% rispetto all’anno precedente, con una quota di 2.419 euro al mese rispetto ai 2.488 del 2011. Ma se si osservano i dati regione per regione si registra che, mentre Lombardia, Trentino ed Emilia Romagna sono le aree dove si spende di più, il Mezzogiorno si conferma come zona depressa dai consumi in costante calo: al top della spesa più bassa la Sicilia con 1628 euro a famiglia, seguono Puglia, Basilicata, Calabria, Campania e al sesto posto la Sardegna con acquisti medi mensili per 1879 euro.

La quota più consistente delle uscite per i sardi è destinata a alimentari e bevande: il 23,4%, quattro punti al di sopra della media nazionale e molto più di quanto si spenda nelle regioni del Nord. Spendiamo tanto per mangiare ma anche in comunicazione (telefonia e computer conquistano la percentuale del 2,2%, in linea con le altre regioni del Sud), siamo al terzo posto per le spese della casa, al terzo posto anche per il guardaroba: ogni mese partono circa 114 euro in vestiti, accessori e scarpe.

In linea con i dati nazionali i soldi destinati a visite mediche specialistiche, dentista e farmaci, mentre decisamente inferiori sono gli investimenti per cultura e tempo libero: i sardi evidentemente mettono in secondo piano cinema, teatro, giochi e attività sportive rispetto a tutto il resto. Triste il primato negativo sull’istruzione: ogni mese una famiglia sarda mette da parte poco più di tredici euro per riviste e libri, meno di quanto si spende per una pizza fuori casa o due spritz il sabato sera. E’ colpa solo  della crisi se in Sardegna si preferisce il nutrimento del corpo a quello dello spirito?

Francesca Mulas

 

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