Sla, Usala: “20 novembre sciopero della fame di fronte al Ministero”

Riparte la battaglia dei malati di Sla per ottenere l’assistenza domiciliare. Il segretario del Comitato 16 novembre onlus, Salvatore Usala, annuncia un nuovo presidio davanti al ministero dell’Economia, a Roma, per giovedì 20 novembre. “Saremo in sciopero della fame e della sete totale, giorno e notte – promette – e staccheremo i nostri respiratori in diretta tv, senza più ricaricare le batterie che ci consentono di vivere“.

Stanchi di non avere risposte alle loro richieste, i malati intendono aspettare ancora sette giorni per avere date e testo degli emendamenti che il Governo presenterà alla legge di stabilità. L’obiettivo, spiega Usala nell’ultima lettera inviata oggi ai ministri della Salute, Beatrice Lorenzin, dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, e del Lavoro e Politiche sociali, Enrico Giovannini, oltre che ai sottosegretari, è quello di cambiare l’ordine del giorno dell’incontro tecnico convocato a Roma per il 5 novembre. “Così come concepito – sottolinea il segretario dell’associazione – è iniquo e inutile, non riporta la nostra priorità, restare a casa, quella che voi chiamate ‘libertà di scelta’ che vi siete impegnati ad attuare a breve”.

Sei i punti sollecitati dai malati, tra questi: riduzione del 25%, pari a 4.500 milioni, dei posti letto nelle Residenze sanitarie assistenziali per finanziare il progetto “Ritorno a casa”; finanziare i nuovi Livelli essenziali di assistenza; portare il Fondo non autosufficienza a 600 milioni, riservando il 50% ai gravissimi; riconoscimento dell’invalidità al 100% e dell’indennità di accompagnamento in presenza di diagnosi conclamate tipo Sla o Sma1.

“Noi non abbiamo e non vogliamo lobby – afferma Usala – Le nostre lobby sono il nostro grande cuore, la nostra anima e la nostra mente pensante. Adesso siamo fortemente arrabbiati, sinora abbiamo concertato, ragionato, accettato promesse e prese in giro. Basta! Siamo stufi. Non potete immaginare cosa significa stare a letto 24 ore su 24, non parlare, non mangiare, non vivere. E i nostri cari sono prigionieri in casa con noi che combattono con le nostre crisi respiratorie. Questa volta – assicura il segretario del Comitato – siamo decisi più che mai, sentiamo sulle nostre carni, già fin troppo martoriate dalla malattia, la morte del nostro compagno di lotta che, col vostro menefreghismo, continuate ancora ad ignorare. Se non vi è bastato vedere come muore un uomo vero, vi concederemo il bis e il ter”.

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