Alcuni di loro non percepiscono più alcun ammortizzatore sociale già da giugno del 2014. E allora questa mattina una ventina di operai della ex Ila, un’azienda che produceva laminati in alluminio, e della Coima, impresa di manutenzioni dell’indotto Alcoa, si sono presentati all’assessorato regionale del Lavoro, in via S.Gilla, per protestare contro la mancata applicazione del Progetto per le politiche attive del lavoro. Il provvedimento che, con il riconoscimento dell’Area di crisi complessa di Portovesme, permetterà a circa 80 operai di poter usufruire per tutto il 2017 di un sussidio pari, come importo, a quello della mobilità, e a circa 300 operai di avere una deroga alla mobilità ordinaria. Una boccata d’ossigeno nel mare della disperazione.
Il finanziamento, circa 2 milioni di euro, è stato già deliberato dalla Giunta regionale ma gli uffici competenti non hanno ancora completato l’iter autorizzativo. Dagli uffici dell’assessorato, in mattinata, hanno poi comunicato che per il giorno 21 è stato fissato l’incontro con i sindacati per la definizione della procedura. “Per via della riforma del lavoro”,dice Paolo Pellegrini, operaio di un’impresa d’appalto e sindacalista, “pur con 35 anni di lavoro nell’industria, ho avuto la sfortuna di dipendere da un’azienda con meno di 15 dipendenti. Per questo motivo non ho diritto ad avere la mobilità. Dal mese di ottobre ho esaurito l’indennità di disoccupazione ed ora non più alcun sostegno economico. Così tutti i miei colleghi”. “Molti di questi operai”, riferisce Federico Matta, segretario Uilm del Sulcis, “questa mattina non sono potuti venire soprattutto perché avevano un altro appuntamento importante: recarsi alla Caritas per chiedere aiuto. La disperazione ormai travolge anche chi, la dignità, l’ha difesa fino alla fine”.
Carlo Martinelli