Dopo sciopero della fame, licenziato sindacalista dipendente Aias

Nei mesi scorsi aveva attuato lo sciopero della fame per chiedere il pagamento delle retribuzioni. Antonello Repetto, il pacifista dipendente dell‘Aias, già sospeso per dieci giorni dal lavoro aveva anche dato vita ad un presidio davanti alla sede dell’associazione. Ora Repetto, rappresentante del sindacato Cisal, è stato licenziato. Dura la presa di posizione del capo gruppo del Pd in Consiglio regionale, Pietro Cocco, che ha espresso “solidarietà a Antonello Repetto, uno dei più combattivi operatori socio sanitari di Cortoghiana, licenziato dall’Aias in quanto resosi protagonista di uno sciopero della fame contro l’azienda”.

“Dopo i provvedimenti adottati dal Consiglio regionale con l’approvazione dell’Ordine del giorno dell’11 aprile scorso e recepito da una delibera della giunta, ritengo che l’Amministrazione regionale – sostiene Cocco – debba intervenire per far desistere l’Aias da questo provvedimento”. Questa decisione “rischia di far degenerare una vertenza che la politica regionale ha tentato di riportare nell’ambito della cornice normativa di riferimento e nel rispetto dei diritti e doveri degli operatori che svolgono un ruolo delicato ed insostituibile svolto in regime di convenzione con il servizio pubblico. L’ordinamento – rimarca Cocco – riconosce in capo al Governo della Regione il controllo e la vigilanza sull’amministrazione e sulla gestione delle fondazioni”.

“La questione dei licenziamenti dei rappresentanti sindacali (Roberto Fallo Fp Cisl, Armando Ciosci Usb e oggi di Antonello Repetto) è un fatto grave – sottolinea l’esponende del Pd – su cui la politica regionale deve intervenire per ristabilire le basilari condizioni di tutela per i lavoratori”.

“Esprimo il mio disappunto per il licenziamento di Antonello Repetto”, lo ha dichiarato l’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, commentando la decisione dell’Aias. “Licenziare chi ha voluto difendere i suoi diritti in maniera pacifica – ha aggiunto l’esponente della Giunta – non favorisce certamente le relazioni corrette tra azienda e lavoratori”.

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