Sanità, Sardegna maglia nera per il rischio corruzione

Per Libera e Gruppo Abele, la Sardegna è in testa alle regioni italiane con il più alto “rischio corruzione”. Le Asl senza piano anticorruzione, mentre la trasparenza è scarsa.

Mentre si discute sulla soppressione presunta di 14 piccoli presidi ospedalieri nell’Isola, l’ultimo report di Libera e Gruppo Abele, riportato oggi dal quotidiano economico e finanziario Il Sole 24Ore, colloca la Sardegna in testa alle regioni italiane con il più alto “rischio corruzione”, basato sui dati relativi alla trasparenza nelle aziende sanitarie del territorio. L’Isola conquista il pessimo primato del maggior pericolo di invasione della corruzione negli enti pubblici, con un livello di trasparenza solo al 12%, seguita da Marche, Calabria, Campania e Umbria.

Le Asl sarde indietro nell’applicazione della normativa sulla trasparenza

Le aziende sanitarie italiane sono infatti tenute, entro il 31 gennaio 2014, a rispettare i tre principali parametri sui quali viene valutata la trasparenza: nominare il responsabile locale anticorruzione, pubblicare on line il Piano triennale anticorruzione e fornire informazioni complete sui vertici di indirizzo politico dell’organo (direttore generale, direttore amministrativo e direttore sanitario), curricula e compensi. Veniamo quindi al dettaglio contenuto nel monitoraggio fatto in Sardegna sullo stato di applicazione dei tre parametri previsti dalla legge nelle aziende sanitarie dell’Isola. Nel sito https://24o.it/links/?uri=https://www.riparteilfuturo.it/sanita&from= sono indicate le tabelle con i criteri di valutazione. Su una media nazionale sul livello di trasparenza nelle Asl del 38% , la Sardegna raggiunge un punteggio medio del 12%. Una catastrofe.

Le aziende sanitarie una per una: le peggiori la A.O.U. Di Cagliari e la Asl di Carbonia

La media è abbassata dalle performance nulle della A.O.U. di Cagliari e della Asl di Carbonia, le quali ottengono uno 0%, dato statistico che indica come non venga rispettato alcun requisito di trasparenza. Abbiamo poi la A.O.U. di Sassari, la Asl di Lanusei e quella di Sanluri con un misero 4%. La prima presenta solo il curriculum vitae del direttore generale Alessandro Carlo Cattani. Per il resto nulla. Lanusei nomina il responsabile della trasparenza (Elvira Marongiu), ma di trasparenza non se ne vede molta dal momento che rende noti solo i compensi del direttore amministrativo Antonio Mario Loi. La Asl di Sanluri mette on line, invece, solo il Cv del direttore amministrativo Paolo Cannas.

Piano anticorruzione e trasparenza: le Asl sarde non sanno cosa sia

Anche per le Asl sarde più dotate di trasparenza, mancano del tutto il Piano anticorruzione e lo stesso Piano per la trasparenza, con la nomina dei rispettivi responsabili all’interno della compagine aziendale. Le Asl di Nuoro, Oristano, Olbia e Cagliari indicano i compensi e i curricula dei manager ma non hanno la più pallida idea di cosa siano un Piano anticorruzione o quello sulla trasparenza. Abbassare il livello di corruzione delle amministrazioni pubbliche è appunto l’obiettivo previsto dalla legge 190/2012 secondo la quale tutti gli enti pubblici, aziende sanitarie comprese, devono dotarsi di strumenti per facilitare la trasparenza.

Secondo la Corte dei Conti la corruzione costa circa 60 miliardi di euro all’anno, pari a mille euro per cittadino. Il reportage di Libera conferma come l’indice di percezione delle corruzione (Cpi) sia crollato in Italia: da 5,5 a 3,9 nel decennio 2001-2011, avvelenando l’economia nazionale. Corruzione diffusa e mancanza della certezza del diritto portano ad enormi effetti negativi quali: riduzione del Pil, mancanza di investimenti stranieri, spreco di denaro pubblico, mancanza di competitività delle imprese, calo o assenza di innovazione. Difetti strutturali che in Sardegna si moltiplicano, collocando le aziende sanitarie all’ultimo posto in Italia per trasparenza e aprendo le porte a corruzione e inefficienza che contano più della paura di chiusura di piccoli presidi ospedalieri.

Giandomenico Mele

 

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