“Alcuni non hanno fatto il loro dovere”. Ma chi accusa sul Covid era a Sardara

Ad Aritzo il commissario straordinario del Comune fa la morale ai cittadini sulle buone pratiche anti-Covid. Ma adesso si scopre che lui, Antonio Monni, era uno degli invitati al pranzo di Sardara. E al banchetto ha partecipato eccome, mica è rimasto a casa. Succedeva il 7 aprile scorso, quando la Sardegna era in zona arancione e i ‘comuni mortali’ il pranzo al ristorante se lo sognavano. Tutti i locali potevano lavorare solo per l’asporto, non per il servizio al tavolo.

Dunque è proprio vero che la storia si ripete due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. Basta vedere cosa sta succedendo ad Aritzo: la Sardegna è in zona bianca, ma nel Comune da quasi 1.300 abitanti a 796 metri di altitudine – la regione geografica è la Barbagia di Belvì – sono in lockdown perché si è registrata un’impennata di contagi. Quaranta per la precisione, tanto che è scattata la zona rossa rinforzata. È tutto chiuso, tranne negozi di generi alimentari, edicola e farmacia.

Monni, che è il capo del Comune, aveva due possibilità: lanciare un generico appello o strafare. Il commissario straordinario, a ben vedere, ha scelto la seconda strada e forse confidando nella memoria corta dei sardi ha condito il piattino: “C’è stato qualche problema perché forse alcuni non hanno fatto il loro dovere in tema di prevenzione“, ha detto Monni il primo giugno scorso, appena i casi di Covid hanno cominciato a contarsi, imponendo anche la chiusura di tutte le scuole e uno screening della popolazione (nella foto).

Eppure Monni era a Sardara due mesi esatti a oggi. Il commissario straordinario, che adesso se la prende coi cittadini di Aritzo, ha partecipato al banchetto ‘illegale’ alle terme, voluto da Gianni Corona, uno dei tre proprietari della struttura. Il passo falso di quell’appuntamento non è stata l’apertura del ristorante che in un hotel poteva lavorare anche in zona arancione. La violazione stava nel fatto che al tavolo si sarebbero potuti sedere solo i clienti, non non gli amici chiamati per fare festa.

Monni era uno di questi (qui la lista sinora accertata). La partecipazione al banchetto ha fatto accendere i fari della Procura di Cagliari. Sono scattati anche alcuni avvisi di garanzia. L’ex Dg dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino, ci ha pure rimesso la carriera perché a Sardara è andato con l’auto di servizio e adesso deve rispondere di peculato (dopo l’apertura del fascicolo si è dimesso insieme alla capessa della direzione sanitaria, Paola Racugno, e alla direttrice amministrativa, Roberta Manuntza, anche loro due presenti al banchetto). Indagati con la stessa accusa il manager di Forestas, Giuliano Patteri, il colonnello della Brigata Sassari, Marco Granari, e il suo vice Mario Piras. Antonio Casula deve rispondere invece di omissione d’atti d’ufficio, perché da comandante del Corpo forestale avrebbe dovuto fare i controlli, ha scritto nel fascicolo il pm Giangiacomo Pilia (qui tutti i dettagli sull’inchiesta), invece era al pranzo anche se “ho mangiato solo un pezzo di pane”, ha riferito al magistrato inquirente.

Quanto a Monni – nato a Burcei, classe 1943, fede di centrodestra – ad Aritzo è stato nominato dopo che alle Amministrative dello scorso ottobre non era stato raggiunto il quorum. Il suo nome in Regione non è sconosciuto. Negli anni in cui Ugo Cappellacci era governatore dell’Isola, l’attuale commissario straordinario venne scelto come presidente di Laore, l’agenzia regionale per l’assistenza tecnica in Agricoltura. Il suo ingaggio, avvenuto agli inizi del 2013, fece scalpore perché Monni nel 2008 fu condannato per danno erariale, relativamente al periodo in cui era Dg dell’assessorato all’Agricoltura negli anni 2003-2004 (a cavallo tra la fine della presidenza di Mauro Pili e l’inizio di quella di Italo Masala). Adesso il rimbrotto di Monni ai cittadini di Aritzo. Ciò che lo consegnerà definitivamente alla storia post moderna dell’Isola.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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