La battaglia tra Sardegna e Lazio sul marchio del pecorino romano arriva davanti alla commissione europea. Il deputato di Unidos Mauro Pili ha presentato un esposto richiamando gli atti politici e amministrativi compiuti in queste settimane sia dalla Regione Lazio sia dal ministero dell’Agricoltura e dall’ufficio registrazione marchi. “La commissione europea deve bloccare immediatamente tutte le procedure in essere sul marchio del pecorino romano – osserva il parlamentare – Il comparto ovino sardo e la sua produzione di Pecorino romano, prodotto che occupa la stragrande maggioranza della trasformazione ovina in Sardegna, così come la sua tutela, vengono messi a rischio da una campagna oltraggiosa di esponenti istituzionali e associativi del Lazio. Si attacca il Consorzio di Tutela e la sua sede a Macomer, quasi fosse una cosa strana (solo 3 aziende laziali trasformano romano e in piccole quantità rispetto a quello trasformato in Sardegna). Il Lazio sta sostenendo la richiesta di una nuova DOP da chiamare ‘Cacio romano’, che già di per se (con il termine ‘romano’) genera confusione sui mercati a discapito della DOP ‘Pecorino romano'”. Pili, inoltre, attacca la Regione: “dorme e si limita a letterine da Babbo Natale, ridicole e inutili al ministro dell’Agricoltura. Nessuna iniziativa concreta. Nessun intervento con la Sfirs nel sistema più debole e più strategico della Sardegna. Questa battaglia si affronta con azioni legali non con letterine. Per quanto ci riguarda – conclude – è ora di agire e reagire, in ballo c’è la più importante industria produttiva della Sardegna”.
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