Pasti caldi, pacchi viveri e centri ascolto: così la Caritas combatte la povertà

Diciottomila persone si rivolgono alla Caritas per chiedere aiuto, in prevalenza sono italiani (85%), single, persone sole e senza dimora. A questi, rispetto a un anno fa, si aggiunge una maggiore presenza di anziani istruiti. Sono alcuni dei dati che emergono dal dossier 2018 della Caritas della provincia di Cagliari, presentato questa mattina (nella foto). Il monito dell’arcivescovo Miglio: “Non basta dare reddito, recuperiamo la cultura del lavoro”.

In questi anni la Caritas di Cagliari si trova a dover affrontare bisogni sempre più in aumento da parte delle persone in difficoltà economica. Per questo l’organizzazione ecclesiastica ha ampliato i servizi offerti: da ottobre 2017 a settembre 2018 i Centri d’ascolto hanno visto la presenza di 1.460 persone, la mensa Caritas di viale fra’ Ignazio ha offerto una media di 577 pasti al giorno con punte di 900 nei giorni più duri per un totale di 210mila pasti. Inoltre sono stati distribuiti circa 8mila ‘pacchi viveri‘, medicinali, abbigliamento, giocattoli e beni di prima necessità a 1467 famiglie per un totale di circa 5mila persone.

Non solo assistenza. Nell’ultimo anno la Caritas ha puntato anche alla creazione di nuove opportunità per chi ha bisogno di aiuto. Lo ha fatto attivando un centro d’ascolto dedicato ai giovani, l’impresa sociale ‘Lavoro insieme srl’ e ha introdotto la co-progettazione sociale che, grazie all’unione tra una rete di associazioni e realtà pubbliche, mette a punto nuovi progetti lavorativi. “Da questi dati – spiega don Marco Lai, direttore della Caritas cagliaritana – emerge che anche dalle povertà più estreme possono nascere percorsi in grado di dare lavoro e benessere. Altri anni abbiamo sottolineato una funzione pedagogica, questa volta invece parliamo di azioni di rilancio”. Parole condivise da Arrigo Miglio. Secondo l’arcivescovo di Cagliari mai come in questi anni occorre recuperare la cultura del lavoro: “In questi dieci anni sono stati persi tanti posti di lavoro ma soprattutto una cultura del lavoro. Non c’è bisogno solo di garantire un reddito alle persone ma è importante capire che bisogna iniziare a parlare di lavori, da riscoprire e rivalorizzare, che nel tempo sono stati messi da parte. La speranza è che diminuiscano lamenti e scoraggiamento e si ricominci a fare”.

L’identikit delle persone che si rivolgono ai centri d’ascolto. I frequentatori più assidui sono uomini (62%), tra i 35 e i 44 anni (23% nel 2017 e 25,4% nel 2018) seguiti dalla classe di 45-54 anni. Notevole l’incremento delle persone over 65 che passa dal 4,8% al 7,1%. Come detto, prevalgono single, celibi e nubili (43,4% con un più 5,8% rispetto al 2017), sposati (31,9%). Confermato il trend degli anni precedenti secondo il quale la grande maggioranza degli assistiti (66%) ha la licenza media. Il 5,2% è analfabeta e comprende tanti giovani. Quest’anno cresce la percentuale di laureati in difficoltà e persone in possesso del diploma universitario (insieme fanno il 4%) che chiedono aiuto alla Caritas. Per quanto riguarda la condizione lavorativa prevalgono i disoccupati. Tra i tanti assistiti inoltre il 43% dichiara di essere senza dimora e tra questi gli uomini sono il 58,4%. Tra le donne invece il 75,2% dice di avere un domicilio.

L’aiuto della Caritas va oltre la nazionalità. Per i migranti infatti sono stati attivati l’Unità di Strada e lo Sportello anti-tratta, a questi si aggiungono dieci strutture di accoglienza (centri di accoglienza straordinaria Cas e Sprar per la seconda accoglienza) che hanno dato aiuto a 1600 persone. Ha fatto riferimento alla loro situazione Francesco Manca del centro studi Povertà e Risorse sottolineando “la presenza contenuta dei migranti in Sardegna. Sono circa il 3,3% della popolazione a fronte di una percezione gonfiata soprattutto dai media”.

Andrea Deidda

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