Orroli, il suicidio del ragazzo che cinque anni fa assassinò lo zio

Nicola Orrù, 24 anni, di Orroli, trovato morto nelle campagne del paese. Quasi certamente si è suicidato. Cinque anni fa aveva assassinato lo zio. Dichiarato infermo di mente, era tornato libero

Gli inquirenti, prima di dare una risposta definitiva, attendono i risultati delle analisi sulla calibro 7,65 che hanno trovato accanto al cadavere. Ma tutto fa pensare che Nicola Orrù, 24 anni, di Orroli, sia sia suicidato. Lo fanno pensare il luogo dove è stato trovato il cadavere e il passato giudiziario e clinico di Nicola: una vita segnata, fin dall’infanzia, dalla violenza.

Il luogo, le campagne di “Murdegus”, non è distante dall’ovile dove il 30 dicembre del 2008 Nicola Orrù, con un’arma identica a quella che con tutta probabilità ha usato per togliersi la vita, uccise suo zio Luciano, 59 anni, il fratello del padre Paolo.

Un delitto che sconvolse la comunità paesana. “Pensavamo – disse il parroco don Sergio Pisano celebrando i funerali della vittima – che l’episodio avvenuto 13 anni fa fosse stato superato. Così non è stato per Nicola. Il tormento che portava nel cuore lo ha spinto a compiere un gesto atroce del quale si è sicuramente pentito e del quale nessuno lo riteneva capace”.

L'”episodio” era accaduto il 21 ottobre del 1995. Luciano Orrù aveva sparato una fucilata contro il fratello Paolo col quale da tempo era in atto un conflitto per questioni ereditarie. L’aveva ferito gravemente. Luciano era finito in carcere, aveva scontato la pena, ed era tornato in libertà. Il caso sembrava chiuso, anche se i due fratelli mai si erano riconciliati: si evitavano, non si rivolgevano la parola.

Quando lo zio sparò contro suo padre, Nicola Orrù era un bambino di 6 anni. Abbastanza grande per capire e poi per ricordare. Ma nessuno, prima di quel 30 dicembre del 2008, aveva immaginato che avesse covato per tanti anni il desiderio di vendetta. Era diventato un giovane uomo scontroso e taciturno, con pochi amici. Mentre il fratello gemello Andrea si era arruolato negli Alpini, lui era rimasto in paese e spesso dava una mano al padre nel lavoro nel caseificio.

Agì con la freddezza e la determinazione di un killer professionista. Suo cugino Desiderio lo vide mentre, verso le 10,30 di mattina, armato di pistola si dirigeva verso lo zio che in quel momento stava conducendo il gregge all’abbeveratoio. Riuscì a gridare al genitore di scappare. Luciano Orrù tentò di fuggire, ma inciampò. Nicola lo raggiunse, sparò un primo colpo ferendolo all’orecchio. L’uomo cadde dentro l’abbeveratoio. Lo raggiunse e sparò un secondo colpo, il colpo di grazia, a bruciapelo alla testa. Poi scomparve.

Le ricerche durarono una settimana durante la quale si diffuse il timore, fin da allora, che potesse aver deciso di togliersi la vita. Invece, accompagnato dal suo difensore Carmelino Fenudi, la sera dell’8 gennaio si presentò alla porta del carcere cagliaritano di Buoncammino.

Inizialmente tentò di imbastire una versione difensiva. Sostenne, contro ogni evidenza, di aver reagito a un’aggressione dello zio. Il suo legale chiese che fosse sottoposto a perizia psichiatrica. La mossa, almeno sul piano tecnico, giusta. Giudicato totalmente incapace di intendere e di volere, Nicola Orrù lasciò poco tempo dopo il carcere per essere ricoverato in una comunità di recupero nei pressi di Cagliari.

Un percorso di riabilitazione giudicato dagli psicologi e dagli assistenti sociali soddisfacente. Nicola lavorava, socializzava. L’idea era quello di avviarlo all’apprendistato di qualche lavoro artigianale, ma è arrivata prima la decisione che poteva tornare libero. Rientrato in paese è stato in poco tempo raggiunto dagli antichi fantasmi e dal rimorso.

Venerdì sera è scomparso. I familiari -il padre Paolo e la madre Annalisa, con i quali ancora viveva – hanno dato l’allarme e sono state subito avviate le ricerche. Ieri mattina un passante ha trovato il cadavere e ha avvisato il 112. I carabinieri di Isili, dopo un rapido esame del luogo del delitto, della posizione del corpo e dell’arma, hanno subito scartato l’ipotesi dell’omicidio. Il cadavere è stato trasferito nell’Istituto di medicina legale del policlinico di Monserrato. I risultati della perizia necroscopica quasi certamente chiuderanno il caso in modo definitivo.

N.B.

 

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