Nassiriya 15 anni dopo, il colonnello Scalas su Fb: “Solo urla e orrore”

Dodici novembre 2003, ore 10.39 (le 8.40 in Italia): un kamikaze al volante di un’autocisterna carica di esplosivo entra a tutta velocità nella base Maestrale di Nassiriya, il quartier generale degli italiani durante la guerra in Iraq. Quei chili di tritolo – stimati tra i 150 e 300 – sventrano completamente uno degli edifici. Il bilancio è drammatico: 19 soldati morti, tra cui dodici carabinieri. Persero la vita anche nove iracheni che lavorano nella base. A Nassiriya, in forze al 151° reggimento della Brigata Sassari, c’era il colonnello Gianfranco Scalas, allora addetto stampa dell’Esercito. Fu lui a raccontare quelle drammatiche ore, poi diventate giornate di lutto nazionale. Scalas, sulla propria bacheca Facebook, ha pubblicato oggi il suo racconto, il suo ricordo. Tra le vittime anche il maresciallo dell’Arma, Silvio Olla, originario di Sant’Antioco: oggi verrà ricordato in due commemorazioni, programmate a Sassari e a La Maddalena.

“Le 8.39 ora irachena , del 12 novembre 2003: un boato e il cielo squarciato da una nuvola alta nera di fumo , nelle radio rimbalzano grida, urla poi la corsa folle verso la città e il silenzio terrificante, la disperazione della ricerca, l’orrore e le tue forze si arrendono nella mente offuscata. Quindici anni, ma noi non dimentichiamo mai”. Scalas ieri aveva pubblicato, sempre su Facebook, la lettera inviata agli amici quando aveva lasciato il servizio. Ecco un passaggio: “Ho imparato da tanti a conoscere e apprezzare l’informazione, quale strumento democratico e indispensabile per far conoscere alla opinione pubblica i pregi e i difetti di noi militari, espressione degli italiani e a cui andava detto come e perché si impegnavano le risorse dell’Italia. Ho avuto in voi un sostegno che non ho parole per descrivere, ma certamente è stato fondamentale insieme al mio grande attaccamento alla Sardegna ed ai suoi valori. Pur in campi forse distinti ho sempre cercato di essere leale e corretto con tutti e ho sempre detto, nei tempi e modi opportuni, la verità. Senza mai nasconderla o indorare la pillola e sempre rispondendo ad ogni chiamata senza mai nascondermi. La mia vita militare si è conclusa con mia gioia in questi giorni, salutato al 151° reggimento dall’affetto sincero dei soldati e del comandante della Brigata Sassari”.

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