Morte sub, inchiesta della Procura. Perizia: anomalie nelle attrezzature

Non è stato l’attacco di uno squalo a uccidere Eugenio Masala, il sub di 43 anni trovato morto il 3 aprile scorso nelle acque delle costa orientale, tra Quirra e Capo San Lorenzo, a 70 metri di profondità. È quanto contenuto – secondo quanto riporta oggi L’Unione Sarda – nella consulenza del brigadiere Gianfranco Simonini, l’esperto del Nucleo sommozzatori dei carabinieri, a cui il sostituto procuratore Enrico Lussu aveva chiesto di indagare sulle ragioni del decesso del sub, scomparso il 29 marzo mentre era impegnato in alcune bonifiche subacquee e ritrovato qualche giorno dopo a poca distanza dal poligono con due profonde ferite al fianco e alla spalla: morsi di squalo larghi venti centimetri e profondi quattordici, come accertato poi dal medico legale Roberto Demontis. Ma il pescecane – avrebbe chiarito la consulenza consegnata in queste ore al pubblico ministero – non avrebbe assalito Masala durante l’immersione, ma quando il suo corpo non aveva più segni di vitali. L’esperto nominato dalla Procura avrebbe invece individuato nell’attrezzatura predisposta per la discesa in profondità alcune anomalie che potrebbero aver causato la crisi mortale. La muta, ad esempio, non sarebbe stata dello spessore adatto a sopportare il freddo presente a settanta metri in quella stagione. Non solo, ma l’aria inserita nelle bombole non sarebbe stata adatta a lavorare a quelle profondità. Ci sarebbe stato infine un difetto al respiratore d’emergenza che gli avrebbe impedito di funzionare correttamente in caso di guasto dell’erogatore principale. Un quadro che renderebbe così compatibile l’ipotesi di una crisi improvvisa avvenuta quando il sub era a quota -70 metri e che ne avrebbe causato il decesso. La perizia avrebbe chiarito che solo quando ormai il sommozzatore era senza vita lo squalo ne avrebbe dilaniato il corpo mordendolo al fianco e alla spalla e provocando le profonde ferite riscontrate durante l’autopsia. Ora gli atti della consulenza sono al vaglio del magistrato che, alla luce delle novità, dovrà decidere se archiviare l’inchiesta o procedere con ulteriori accertamenti.

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