Malati d’azzardo: nell’isola sono oltre 600, la metà dei casi a Cagliari

Moneta dopo moneta c’è chi è arrivato a spendere tutti i soldi guadagnati durante una missione militare in Afghanistan. Oppure chi, davanti al notaio per firmare l’acquisto della nuova casa ha rivelato alla moglie di aver prosciugato il conto in banca. Qualcuno non ce l’ha fatta e non può raccontare. Sono le storie di chi cade nel buio del gioco d’azzardo, un inganno che in Italia rischia di mandare sul lastrico migliaia di persone nel giro di poco tempo.

Trecento solo a Cagliari. Difficile avere numeri precisi sui giocatori d’azzardo patologici, chi gioca spesso non si rende conto di farne una malattia, nonostante rimanga ore davanti a una slot machine, spenda centinaia di euro tentando la fortuna del gratta e vinci o con le scommesse sportive. I dati dell’assessorato regionale alla Salute diffusi a novembre indicavano 616 pazienti in cura, tra cui 506 maschi e 110 donne, nei presidi ospedalieri. “Circa trecento” invece sono quelli seguiti nel dipartimento di Salute Mentale della Assl di Cagliari. A fare il punto sulla situazione è Graziella Boi responsabile del Centro per il trattamento dei disturbi psichiatrici alcol-correlati: “In genere i giocatori patologici sono adulti. Si inizia a giocare per diversi motivi tra cui problemi economici, la perdita del partner, l’insorgere di gravi malattie fisiche. Anche il pensionamento è tra i fattori più comuni. Stress, insoddisfazione, depressione invece spingono le donne a giocare. Hanno maggiore prevalenza di disturbi dell’umore e privilegiano bingo e slot machine”.

I pazienti in cura alla Assl di Cagliari sono soprattutto adulti. Un dato che rispecchia le statistiche nazionali rivelate da uno studio pubblicato a maggio dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa. Aumentano i giocatori d’azzardo nella popolazione adulta (15-64 anni) mentre diminuiscono in quella studentesca (15-19 anni). Nel corso del 2017 hanno giocato almeno una volta oltre 17 milioni di italiani (42,8%), contro i 10 milioni del 2014 (27,9%), e fra questi oltre un milione di studenti (36.9%), in calo rispetto agli 1,4 milioni (47,1%) di otto anni prima”.

NellIsola preoccupa il fenomeno delle slot machine, spaventano i numeri delle giocate a Sestu, ma lo stesso Cnr indica che a livello nazionale il gioco più diffuso resta il Gratta&Vinci. La percentuale di giocatori che lo scelgono sale dal 60,1 del 2010 al 74 al del 2017. Seguono Lotto e Super Enalotto, nonostante la netta diminuzione nello stesso periodo dal 72,7% al 50,5%. Al terzo posto ci sono le scommesse sportive che aumentano dal 18,3% del 2010 al 28% del 2017.

Diminuiscono gli “studenti d’azzardo”. In Sardegna nel 2017 il 40% degli studenti fra i 15 ed i 19 anni ha giocato d’azzardo almeno una volta nei 12 mesi precedenti a fronta di una media italiana del 36,9%.Nel 2016 la percentuale sarda era pari 41,1% mentre nel 2015 era il 43,7%. Nel 2009 il dato era ben più alto: 50,8%. In particolare inoltre tra gli studenti della stessa fascia d’età che hanno giocato d’azzardo almeno una volta nel 2017, il 7,4% presenta un profilo di gioco definito “problematico” (la media italiana è del 7,1%) mentre il 13,6% è definito “a rischio”

L’abuso di alcol. “C’è una forte correlazione tra giocatori d’azzardo patologici e l’abuso di alcol – prosegue la dottoressa Boi – spesso chi gioca lo fa mentre beve. L’alcol rende più disinibiti e porta le persone a correre dei rischi e spendere di più. Viene anche usato per alleviare l’ansia conseguente alle perdite al gioco. I pazienti spesso sono affetti da distorsioni neurocognitive. C’è una sorta di distacco dalla realtà. Ad esempio una persona che alla roulette ha puntato tutto sul numero 17, ma ha perso perché è uscito il numero 18, pensa di poter ritentare perché è andato vicino alla vittoria. Invece si tratta solo di una questione di fortuna”.

Gli effetti del gioco d’azzardo patologico possono essere nefasti. Si leggono nelle lettere dei pazienti e dei loro parenti raccolte nel libro “Prigionieri senza sbarre” pubblicato dal dipartimento Salute Mentale di Cagliari. “Il rischio suicidio è frequente, inoltre la maggior parte degli studi riporta casi di violenza fisica nei confronti parte del partner, soprattutto a danno delle donne da parte degli uomini. Con questo volume abbiamo voluto mettere al centro le persone – conclude Boi – senza le quali non è possibile alcun intervento preventivo né riabilitativo”.

Andrea Deidda

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