Massimo Cellino

Lo sfogo di Cellino: “Il carcere è stato uno stupro”. Ipotesi partite del Cagliari a Brescia

“Voglio conoscere la vera ragione di tutto questo, i miei legali l’hanno definito uno stupro. Per fortuna non hanno toccato la mia famiglia, se sfiorano mia moglie e i miei figli esce il sardo guasto. Di me possono fare quello che vogliono. Tanto, più di così”. Sono le prime parole di Massimo Cellino sul suo arresto, confidate all’amico giornalista Ivan Zazzaroni, che ha intervistato il presidente del Cagliari per la rubrica Zazzagol del mensile GQ.

Cellino era stato arrestato il 14 febbraio scorso nell’ambito dell’inchiesta sui lavori dello stadio Is Arenas. Dopo essere stato scarcerato, è rimasto agli arresti domiciliari sino al 14 maggio. “Cassazione e Tar hanno stabilito che non ci sono stati abusi, dandomi ragione piena. Mercoledì è stato tolto anche l’obbligo di firma”, ha spiegato il patron rossoblù, che racconta i momenti dell’arresto. “La Forestale si è presentata a casa mia alle sette del mattino. Ho le piante secche? ho chiesto. E loro: deve venire con noi. Forza, tirate fuori le telecamere, dove sono le telecamere? Siete di Scherzi a parte. L’inizio di un incubo dal quale non esco. Sto male, non sono più lo stesso. A Buoncammino mi hanno messo in una cella minuscola, giusto lo spazio per un letto, il vetro della finestra era rotto, la notte faceva freddo. Un detenuto mi ha regalato una giacca, un altro i pantaloni della tuta, alla fine ero coperto a strati con in testa una papalina. Mi hanno salvato il carattere e gli altri detenuti. Ringrazio le guardie carcerarie, si sono dimostrate sensibili”.

“Mi ha tradito la Sardegna delle istituzioni – tuona Cellino – ma adesso voglio il perché, la verità. Non si può finire in carcere per arroganza. Non odio nessuno, ma ho provato vergogna, io non ho fatto niente. Dopo la revoca dei domiciliari per un paio di giorni non ho avuto la forza di tornare a casa. Sono rimasto ad Assemini con i miei avvocati”.

Poi i particolari sullo stadio di Quartu. “La questione Is Arenas sfiora il ridicolo, più che l’incredibile, e se l’estate scorsa c’era l’entusiasmo del fare, adesso provo solo terrore, ho paura. Dopo che mi erano stati negati i permessi per Elmas, e su quel terreno che mi vogliono espropriare ne usciranno delle belle, sono andato a Quartu. Per disperazione: dovevo dare uno stadio temporaneo alla squadra e ai tifosi prima di costruirne uno nella mia città. L’abbiamo tirato su in un mese, gli operai hanno lavorato di giorno e di notte. Ho messo quasi dieci milioni in un impianto provvisorio, non di proprietà. Soldi pubblici? Ho sempre schifato la politica delle mazzette, il sistema, non sono un tipo da compromessi io, ho diffidato delle istituzioni che ho spesso sfidato per far valere le ragioni del Cagliari e della gente”.

Intanto resta incerto il futuro. Se non dovesse arrivare l’agibilità per Is Arenas, dove giocherà il Cagliari nel prossimo campionato? “Trieste e Brescia – conclude Cellino – hanno garantito la disponibilità dello stadio per l’iscrizione che deve avvenire entro il 20, Cagliari no: eppure per rimettere in sesto il Sant’Elia basterebbero poche settimane”.

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