L’ex commissario del Parco Geominerario: “Puntavo su legalità e trasparenza: mi hanno cacciato”

Il Parco Geominerario della Sardegna? Un generosissimo bancomat che è riuscito perfino a finanziare, seppur indirettamente, manifestazioni e sit-in contro se stesso. Un monstrum che non sa nemmeno quali beni possiede perché “il file con i bilanci di gestione ante 2014 è andato perso” e che ad oggi è vittima di “un preciso disegno” che vuole mantenerlo in “coma vegetativo”. È durissima la relazione di fine mandato (leggi) che l’ex commissario del Parco Gian Luigi Pillola – in carica dal 2013 al marzo scorso – ha inviato pochi giorni fa al ministero dell’Ambiente e alla presidenza della Regione. E il quadro è da brividi, tanto che il documento si chiude con una sconfortante considerazione che sconfina in amarissima accusa : “L’impresa di far camminare il Parco con le proprie gambe nel rispetto della legalità e della trasparenza sembra ormai stroncata”.

Bancomat, carte di credito e contributi a pioggia

Quando il 4 dicembre 2013 Pillola arriva a Iglesias, il Parco è poco più che una scatola vuota: in pianta organica ci sono zero dipendenti e i lavoratori sono somministrati da un’agenzia interinale con contratti tra i 15 e i 30 giorni “rinnovati per anni”. Come detto l’inventario non esiste. C’è invece una lista di “contributi per manifestazioni e iniziative” liquidati “senza regolamento” e perfino “somme erogate in maniera indebita”, mentre altri soldi vanno a finanziare “interventi su beni minerari di proprietà dei Comuni senza progetti puntuali”. Manca perfino il minimo controllo sull’uso delle auto di servizio. E ci si accorge che prima del 2013, i vertici dell’ente usavano come “abituale sistema di pagamento” una carta di credito, che dalla gestione Pillola viene disattivata e ogni spesa è rimborsata “solo dopo verifica dell’Ufficio di amministrazione”. Viene anche rinnovato il collegio dei revisori, in carica dal 2004 e quindi “ben oltre il termine fissato dalle norme”.

Le manifestazioni contro il Parco? Le ha pagate (anche) il Parco

L’ex commissario (che al momento non ha rilasciato dichiarazioni) traccia anche il quadro dei rapporti con la Consulta delle associazioni. Quest’ultima nasce nel 2006 e l’anno successivo, l’allora commissario del Geominerario Giampiero Pinna la indica “impropriamente – scrive Pillola – quale organo del Parco”. Grazie a questo status, la Consulta ottiene una sede e un finanziamento annuale assicurati dal Geominerario. Passa il tempo e lasciato l’incarico di commissario, Pinna passa alla guida della Consulta. Ed è “grazie alle somme erogate dal Parco – scrive Pillola – che la Consulta beneficiava di mezzi che consentivano manifestazioni, sit-in e l’occupazione della sede del Parco con grande seguito, condizionandone l’attività in funzione dei propri fini”. Arriva poi il tempo degli “attacchi giornalieri […] e delle aggressioni verbali in occasioni pubbliche” da parte dei rappresentanti della Consulta, ricorda Pillola. Un atteggiamento che per l’ex commissario è strettamente legato al fatto che il Parco ha chiuso i rubinetti: finite le erogazioni in favore della Consulta – che nel frattempo ha perso pure lo status di organo del Geominerario – sono iniziati gli attacchi strumentali. Finiti in Procura.

Nuovo giro, nuove regole

Preso atto della situazione: che fare? Arrivano diverse circolari, in primis sui rimborsi spese e sull’utilizzo delle auto di servizio, quindi si avvia il recupero delle “somme erogate in maniera impropria” – il commissario cita il Centro italiano cultura dell’ossidiana di Masullas – ma arriva pure una commissione interna che ha il compito di valutare l’erogazione dei contributi in maniera oculata e arrivano tra le altre due reversali per il restituzione di 76mila euro. Via la carta di credito, “per motivi tencnici” viene attivata una carta prepagata. E la Consulta, come detto, sparisce dalla lista degli organi del Geominerario poiché inserita “in maniera illegittima”.

La Regione? Immobile. E i siti rimangono chiusi

Pillola non risparmia le bacchettate alla Regione, assente nonostante “numerosi solleciti”. Ad esempio, “il Piano di gestione del Parco è stato presentato nel novembre del 2015 e ancora oggi attende l’approvazione formale dell’esecutivo Pigliaru – scrive l’ex commissario – benché ci si trovi ormai in piena stagione e con un interesse turistico anche internazionale finora mai registrato nel territorio”. Nicchiano anche gli uffici regionali (Pillola cita tra gli altri quelli dell’assessorato all’Ambiente) che fanno registrare “ritardi e reticenze” nonostante formali atti di indirizzo della giunta regionale. Nel frattempo, nel marzo scorso il ministero dell’Ambiente ha deciso di non confermare l’incarico a Pillola (“cacciato”, scrive) e ha nominato un nuovo commissario “per un massimo di sei mesi”. E che saranno mai: sono trascorsi solo nove anni dal primo commissariamento. I siti in mano al Geominerario sparsi in tutta l’Isola aspetteranno ancora un po’.

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

 

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