La scuola non è tutta un quiz. Test Invalsi nell’Isola, tra proteste e boicottaggi

Un test che non piace a nessuno, non agli studenti né agli insegnanti: le prove Invalsi, introdotte dal ministero per l’Istruzione con l’obiettivo di valutare l’insegnamento, continuano a suscitare polemiche e critiche in tutto il paese. Nei giorni scorsi le scuole primarie e secondarie hanno visto gli alunni impegnati nei quiz di italiano e matematica: non sono mancate neppure quest’anno le proteste, sfociate in alcuni casi in scioperi e azioni di boicottaggio. E l’isola non è stata da meno: “Gli studenti sono contrari ad una valutazione oggettiva, ha commentato ieri Martina Mereu in rappresentanza dell’Unione Studenti Barbagia-Mandrolisai, “che non tiene conto delle diversità socio-economiche dei territori mettendo a confronto realtà diametralmente opposte”. Il collettivo studentesco nuorese che ieri avrebbe dovuto sostenere la prova ha aderito alla proposta di boicottare l’Invalsi promossa a livello nazionale.

Gli insegnanti. Stessa opinione anche per alcuni docenti che hanno scioperato nel giorno della prova: Michela Dongu sottolinea in particolare l’inutilità di un giudizio che pretende di uniformare tutti: “Sappiamo che i ragazzi non apprendono allo stesso modo, infatti nelle scuole di formazione ci insegnano a creare percorsi individuali che tengono conto delle caratteristiche di ogni alunno: com’è che adesso vogliamo ridurre i ragazzi a delle pecore che ripetono le stesse cose?”. Anche Elenanna Culurgioni, insegnante alle medie, è contraria al test: “Non riesco ad insegnare ai miei ragazzi che un testo letterario si può trasformare in un quiz, inoltre ogni classe è diversa, ogni bambino è diverso, ogni giorno è diverso; tutti i docenti prima di entrare nelle scuole seguono tanti corsi su apprendimento, intelligenza emotiva, pragmatica e artistica, sulle attitudini, arrivano invece questi test uguali per tutta l’Italia”. Alcuni insegnanti inoltre dubitano che sia davvero utile analizzare le competenze solo su italiano e matematica sorvolando su tutte le altre materie, e sottolineano anche l’inattendibilità dei risultati.

Il confronto europeo. Il test, introdotto in via sperimentale nel 2008, è divenuto obbligatorio dall’anno successivo per seconda e quinta elementare, terza media, seconda e quinta superiore, in linea con quanto avviene in altri paesi europei come sottolinea l’opuscolo informativo distribuito dal ministero alle famiglie: “La loro importanza è riconosciuta a livello internazionale come strumento per aiutare a migliorare l’efficacia e l’equità dei sistemi scolastici: un sistema scolastico equo ed efficace deve, infatti, produrre competenze diffuse nella popolazione, raggiungendo anche gli studenti in condizioni sociali o in contesti territoriali meno favorevoli”. La scuola italiana come il resto dell’Europa? “La nostra situazione non si può paragonare a quella europea, prosegue la Dongu, “in altri paesi esistono servizi individualizzati agli studenti, recuperi gratuiti, sistemi realmente efficienti: non è corretto che si usino gli stessi parametri per valutare ragazzi che hanno mezzi di apprendimento così diversi”.

Francesca Mulas

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