“La peste suina c’è anche durante l’Expo: sbagliato accogliere il maialetto sardo a Milano”

Prime polemiche dopo l”ok ufficiale del Governo, grazie a una delega speciale, al maialetto sardo all’Expo di Milano. A contestare il ministro della Salute è il presidente dell’Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori), Vincenzo Donvito, che in una nota – ripresa dall’agenzia di stampa Dire – si scaglia contro la decisione del ministero presieduto da Beatrice Lorenzin: “La peste suina (non nociva all’uomo) che infetta i maiali della Sardegna è una costante che, da tantissimi anni, non viene mai risolta- spiega Donvito – le aziende sarde del settore se ne lamentano, visto l”embargo per tutto ciò che dall’isola potrebbe uscire, per i danni da mancata esportazione e per la falcidazione degli animali, mentre la Comunità europea è arrivata anche a minacciare il commissariamento se non si trova una soluzione”. Ma ora “c’è l’Expo, e uno dei piatti tipici nazionali è il porcetto sardo, che fino ad oggi era vietato e sarebbe stato strano il contrario”, continua Donvito ricordando che “si e” anche costituito un comitato per il traghettamento di questa specialità gastronomica, nonché richieste parlamentari dei vari deputati interessati all’economia e alle tradizioni dell”isola. E cosa accade? È arrivata la deroga. I gruppi di pressione ce l’hanno fatta e il ministro della Salute ha dato il proprio benestare. I curiosi e i turisti del cantiere Expo, potranno stare tranquilli. Potranno gustare i maialini precotti”, continua ironico il presidente Aduc. “A parte la presunta bontà di un cibo precotto (opinione tutta personale dello scrivente), quello che ci preme evidenziare è il metodo utilizzato, ovvero la deroga. La malattia che defalca i suini in quei giorni e in quelle date non esisterà?”.

Semmai, insiste il presidente Aduc, la deroga “andava fatta qualche anno fa, quando già si sapeva che c”era l”Expo e non solo. E, come accade in modo diffuso nel nostro Stivale isole comprese, tutti hanno continuato a dimenticarsene o a fare e prendere iniziative di routine per dire che c”erano e facevano qualcosa, e siamo arrivati alla vigilia, dove, oltre al divieto, ci può essere solo la deroga”. Ma ora “cosa succederà, ammesso e sperando che questa deroga non rechi i danni che da decenni si paventano impedendo l’esportazione dall’isola verso il continente? Siamo catastrofisti – domanda Donvito- se diciamo che tutto tornerà come prima, e alcuni autorevoli sponsor della deroga continueranno a fregarsene? Aspettiamo, fiduciosi, di essere smentiti, ma ci rimane -senza possibilità di smentita- l”amaro e la tristezza per la politica delle deroghe, in cui c’è tutto il nostro Stivale isole comprese, la sua cultura, la sua politica, la sua economia, la sua tradizione e il suo futuro”.

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