La madre di Pietro: “Sento la paura che ha provato mio figlio mentre moriva”

“Quali parole si possono usare per spiegare il dolore di aver perso il figlio? Come posso spiegare il peso che mi preme sul mio petto quando penso che non è più qui?” Con queste drammatiche parole riportate oggi sul quotidiano britannico Daily Mail Valentina Coiana, la mamma di Pietro Sanna (nella foto), ha commentato la sentenza con cui i giudici del tribunale di Londra hanno condannato all’ergastolo la 25enne Hasna Begum, originaria del Bangladesh e ritenuta responsabile dell’omicidio di suo figli, avvenuto lo scorso 23 giugno a Londra.

“Pietro era il secondo dei miei tre figli. Il più grande si chiama Giomaria, la più piccola Marisa. Pietro frequentava la scuola con scarso interesse, e questo era per me fonte di grande preoccupazione, anche perché temevo che potesse prendere una strada scivolosa. Quando si è trasferito dall’Italia a Londra per unirsi a suo fratello, che lavorava lì da alcuni anni, ero felice della sua nuova vita. Nonostante non avessimo un ottimo rapporto, stavamo iniziando a crearne uno in lontananza, con messaggi e risposte che arrivavano dopo giorni, e rare ma lunghe telefonate di notte, quando era fuori dal lavoro, attraverso il quale noi stavamo riparando il legame tra madre e figlio parlando e perdonandoci a vicenda.

Avevo anche cambiato la mia vita dopo la separazione da suo padre: ho iniziato da zero nella mia città natale, insieme a Marisa che studia all’Università. Ci sostenevamo a vicenda, Pietro e io, raccontandoci del nostro lavoro. La musica è stata la passione di Pietro, ha prodotto musica e stava iniziando a diventare noto come dj. Mi raccontava delle feste di compleanno dove a volte suonava musica che non gli piaceva, lo incoraggiavo e gli dicevo di stringere i denti e continuare a fare esperienza, considerando che quando hai 23 anni hai molte opportunità di fronte e il contatto giusto arriva quando meno te lo aspetti. Sono felice di avergli detto che ero fiera di lui per quello che stava costruendo e che mi dispiaceva per tutte le volte che avevamo discusso. Mio fratello si sarebbe sposato a luglio, e stavo pensando di andare con i miei figli, visto che Giomaria e Pietro dovevano tornare per una breve vacanza. Sfortunatamente non è andata così”.

La lettera di Valentina Coiana prosegue con il drammatico racconto della morte di Pietro. “Tutto è successo così all’improvviso che non ho avuto tempo di capire davvero. Ho ricevuto una telefonata da Giomaria che mi ha paralizzato. Mi ha detto: ‘Mamma, Pietro è morto, è stato pugnalato’. Ogni volta che lo ricordo, sembra un incubo, sembra che non sia mai stato vero. Fu Giomaria a trovarlo e cercò di rianimarlo, chiamò l’ambulanza e la polizia. Non riesco nemmeno a immaginare quella scena, non riesco a immaginare Pietro morto, ucciso con 32 pugnalate e trovato dopo tre giorni. Posso sentire il freddo, la paura, la solitudine che ha vissuto morendo in quel modo, e sento il freddo, la paura, la solitudine io stessa, per non essere in grado di parlargli di nuovo, per non essere in grado di abbracciarlo di nuovo, per non essere in grado di vedere realizzati tutti i suoi progetti di vita. Il dolore causato dalla sua morte è stato condiviso da tutti i suoi amici, i vecchi e i nuovi di Londra: tutti lo ricordano come un giovane che era sempre felice, allegro, disponibile e premuroso. Nonostante il fatto che continuiamo con i nostri lavori, studi e vite quotidiane, c’è un vuoto nella nostra famiglia che non sarà mai riempito. È un dolore di fondo che in qualsiasi momento potrebbe trasformarsi in una sonnolenta apatia, infinita stanchezza e comprensibile depressione. Sto cercando di tenere d’occhio il fratello di Pietro, Giomaria, la sorella di Pietro, Marisa, il padre di Pietro e me stessa”.

(In foto, il tribunale della Inner Court Crown London)

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