La Maddalena, mancate bonifiche per il G8: inizio processo ancora rinviato

Ancora una falsa partenza al processo per le mancate bonifiche a La Maddalena nelle infrastrutture che avrebbero dovuto ospitare, nel 2009, il G8 poi spostato a L’Aquila. Già rinviata il 17 dicembre scorso, anche questa mattina l’udienza davanti al Gup di Tempio Pausania Vincenzo Cristiano si è aperta ma è stata subito aggiornata al 3 giugno prossimo per un difetto di notifiche.

Tredici le persone, tra funzionari e imprenditori, rinviate a giudizio dal pm Riccardo Rossi nel luglio 2009. Tra queste spiccano l’ex presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, Angelo Balducci, e un suo stretto collaboratore, Mauro Della Giovampaola, allora capo della struttura di missione per il G8. Nessuno degli indagati era presente oggi in aula. Già usciti dal processo, con la posizione archiviata, l’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso, l’allora braccio destro di Balducci, Fabio De Santis, già provveditore delle opere pubbliche della Toscana, e Damiano Scarcella, ex responsabile nazionale dell’Ispra.

La Procura di Tempio procede contro funzionari e imprenditori che avrebbero ricevuto circa 70 milioni di euro per gli interventi nell’ex Arsenale. Sulla base delle perizie, l’accusa sostiene che il molo Carbone e le aree del Main Center non sarebbe stato bonificate e che, anzi, le operazioni messe in campo avrebbero incrementato i livelli di inquinamento all’interno dell’ex Arsenale che avrebbe dovuto ospitare i grandi della Terra.

Oltre a Balducci e a Della Giovampaola, sono indagati Marco Rinaldi e Matteo Canu, responsabili dell’impresa appaltatrice delle bonifiche in mare, la “Cidonio” di Roma; il direttore dei lavori Luigi Minenza; l’ingegnere e direttore operativo Riccardo Micciché; il responsabile unico del procedimento Ferdinando Fonti; il provveditore per le opere pubbliche e magistrato delle Acque del Veneto Patrizio Cuccioletta; i “collaudatori” Andrea Giuseppe Ferro e Valeria Olivieri e il segretario della loro commissione, Luciano Saltari; l’ingegnere sismico Gian Michele
Calvi e il dirigente del ministero dell’Ambiente Gianfranco Mascazzini. Un elenco in cui si rintraccia il filo rosso dei nomi di quella struttura di malaffare battezzata la “Cricca della Ferratella”.

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