Intervista “clandestina” al writer Osme: “La mia vita è rendere le città più colorate. Senza autorizzazioni…”

“La bomboletta spray è un’arma micidiale: a seconda di chi la utilizza può generare squallore o dar vita a un’opera d’arte”. Che poi sia legale o meno, bella o brutta, che infastidisca i più o renda colorata una piazza un writer non ha dubbi: è uno stile di vita, un’espressione del sé, un modo per lasciare il segno in una città distratta.

Osme è uno dei writer più attivi a Cagliari e hinterland, in curriculum oltre centocinquanta lavori tra tags, throw-up e graffiti. Riuscire a contattarlo è stata impresa ardua, chiede comunque di tacere il suo vero nome perché, se identificato, rischierebbe centinaia di denunce: danneggiamento di bene pubblico la sua trasgressione, ma qualche giudice un po’ troppo severo potrebbe imputargli anche “associazione a delinquere finalizzata all’imbrattamento” come successo a due componenti della crew milanese ADS, condannati un mese fa a quattrocento ore di lavori socialmente utili.

Anche Osme come altri fa parte di una crew, la RS1, ma dipinge anche con la TGZ e la Flumini Bitch, un modo per stare insieme, condividere esperienze e creatività e anche aiutarsi a vicenda nei momenti di pericolo, “Quando arrivano carabinieri, poliziotti o vigilantes bisogna correre se non vuoi essere portato in centrale, anche se nella maggior parte dei casi quando ti prendono si limitano a sequestrare il materiale e identificarti”.

Perché qualcuno dovrebbe rischiare di farsi arrestare solo per lasciare la propria firma in un muro? “I graffiti mi hanno sempre affascinato sin da quando ero piccolo e vedevo a Cagliari i lavori di Zero, Jon, Kaso. Certo il fatto che siano illegali ha il suo fascino, ma non è solo questo: c’è voglia di esprimersi, di lasciare il segno, di far girare il proprio nome. E creare uno stile personale che sia riconoscibile e magari renda più bella la città”.

Osme esce di notte, generalmente da solo o con un amico, più di rado con l’intera crew, porta con sé uno zaino di bombolette e pennelli e va in giro a cercare un posto per disegnare. Il muro ideale è quello lontano da telecamere e controlli ma allo stesso tempo visibile da un buon numero di persone, i treni sono la sua passione, anche se “In Sardegna ci sono poche linee, la visibilità che ha il tuo nome su un vagone che arriva a Sassari è minima rispetto alle grandi città”.

Limiti pochi, ma evitare di sporcare un palazzo storico o un muro appena restaurato sta alla sensibilità personale e al senso civico: “Io non lo faccio mai, non ho mai firmato graffiti al Bastione o a Castello”. E i cartelli stradali con le firme, non è anche questo vandalismo? “Certo che lo è, ma non credo sia così catastrofico, non è come lanciare sassi contro le vetrine o distruggere un monumento tanto per rovinare qualcosa”.

Osme non ha studiato arte e non si definisce “artista”, non gli interessa fare lavori su commissione o approdare in un museo: quello che fa è profondamente legato alla strada e soprattutto alla spontaneità: non ha dubbi, se qualcuno gli desse uno spazio per creare senza paura di essere rincorso dai poliziotti rifiuterebbe: “Non sarei me stesso, non ho mai chiesto niente a nessuno e sarei ipocrita se negassi che il disegnare di notte senza permessi e autorizzazioni ha il suo fascino. Rispetto chi riesce a vendere i propri lavori, ma non è il mio mondo”. L’opinione comune dice che siete vandali, che pasticciate la città senza criterio, cosa ne pensi? “C’è uno studio dietro il lavoro di un writer, una ricerca di stili, colori, spazio e forme, un messaggio. Il mio? TruLov, Amore Vero”.

Francesca Mulas

 

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