Domato il rogo, scongiurato un danno grave per l’ambiente, comincia una nuova fase dopo l’incendio scoppiato all’alba di sabato scorso nella zona industriale di Porto Torres (Sassari). Si inizia a valutare la possibilità di far entrare i carabinieri del Noe di Sassari e della compagnia di Porto Torres e gli esperti dei vigili del fuoco nei capannoni bruciati per fare i primi rilevamenti e cercare di stabilire le cause dell’incendio, e quindi le eventuali responsabilità. Impossibile, sia per gli uomini dell’arma che per i periti, entrare negli scheletri capannoni della Inversol e della È Ambiente, inceneriti dal rogo. Le strutture non sono ancora in sicurezza e le temperature all’interno sono ancora molto elevate. I vigili del fuoco hanno completato gli interventi nei 5.600 metri quadrati messi sotto sequestro dalla Procura di Sassari, che ha aperto un’inchiesta e l’ha affidata al sostituto Angelo Beccu.
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La riunione tecnica delle scorse ore con i rappresentanti di Comune, Provincia, Consorzio industriale provinciale, Arpas e i titolari delle due aziende danneggiate dal rogo è servita per condividere le strategie per gestire l’emergenza ambientale e programmare le bonifiche. A iniziare dallo smaltimento dei liquidi altamente inquinanti che si sono accumulati in seguito allo spegnimento delle fiamme. Sul momento sono stati convogliati in un canale creato ad hoc e quindi aspirati con gli autospurgo e ora sono contenuti in una ventina di autobotti che dovranno conferire questi liquami in siti specializzati per il trattamento. Occorrerà, in questo caso, capire se sarà possibile smaltirli in Sardegna o fuori dall’Isola, con costi aggiuntivi. Restano da verificare anche gli eventuali livelli di inquinamento dei terreni circostanti i capannoni incendiati.
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